Come si controlla un territorio? Innanzitutto conoscendolo. La necessità dei governi di avere le idee chiare sullo stato di salute di un area e, soprattutto, di avere sott’occhio la situazione fiscale ha, sin dall’antichità, mosso le operazioni per la compilazione di censimenti e la creazione di catasti. Forse non del tutto uguali ai moderni strumenti che fanno capo al Comune e all’Agenzia delle Entrate, ma di sicuro con lo stesso intento: fare un elenco ben definito di persone e di beni, definirne i godimenti e quantificare le tasse. Ciò che contava di più, e purtroppo ancora conta, era la stima delle potenzialità contributive di un territorio.
Al termine del periodo “avignonese”, che vide lo Stato pontificio barcollare nell’anarchia, la Chiesa cercò di ripristinare il controllo sui propri territori e quindi anche sulla Romagna. A tale scopo fu incaricato il famoso cardinale Egidio Albornoz, un personaggio abile in politica e in guerra che, facendosi valere a suon di alleanze e di scomuniche, poco a poco riconquistò Lazio e Marche, poi Rimini, Cervia, Ravenna, Faenza. Fu quindi la volta di Cesena, e infine, nel 1359, dell’indomabile città di Forlì.
Completata l’operazione di “riconquista” ebbe inizio quella del controllo del territorio. Spettò al fratello del papa Urbano V, il legato Anglico de Grimoard (1320 Grisac, Linguadoca, Francia – 1388 Avignone) , verificare la situazione della ruvida Romagna. A tale scopo, nel 1371, il cardinale Anglic realizzò una grande opera, la “Descriptio provincie Romandiole”: un’indagine conoscitiva, il ritratto di una situazione che oggi appare come un registro dal grande valore documentale. Non un catasto e qualcosa di diverso da un censimento.

Ma come appare la Forlì del 1300? Civitas Forlivii posita est in provincia Romandiole… sulla via Francigena e maestra che porta a Bologna. Confina con Bertinoro, Meldola, Castrocaro verso monte, sulla strada che porta in Toscana e in pianura confina con Ravenna sul mare Adrianum e, sulla strada maestra, con Faenza. Ha due rocche: quella di Ravaldino, posta a monte, e quella di San Pietro collocata nella parte inferiore verso la piana. Quattro sono le porte maggiori. Porta Ravaldino si trova “nella parte superiore”, verso monte, dove vi è un reparto con un castellano e 15 famigli ed è prevista una provvigione di 8 Fiorini. Porta San Pietro, invece, è posta verso il piano, ha un castellano, 8 famigli e la provvigione è di 6 Fiorini. Anche porta Cotogni ha un capitano, come pure Schiavonia. Entrambe possono contare su 9 persone.
Nel contado erano distribuiti numerosi centri abitati, alcuni dei quali ancora oggi portano lo stesso nome, come ad esempio: Santi Varani (San Varano), Villa Veclazani (Vecchiazzano), Villa Silbagloni (Selbagnone), Villa Maglani (Magliano). Altri, invece, oggi non esistono più. Parliamo ad esempio di Villa Ample, Villa Mumurani, Boario, Ciriadi ecc.
Nel meccanismo che valutava la potenzialità fiscale della città e dei villaggi emerge un’interessante unità di misura: le focularia. L’obiettivo principale del censimento era conteggiare quanti foculari, e cioè quanti nuclei familiari, erano in grado di pagare la fumantaria. La fumantaria era la famosa tassa feudale che doveva essere versata al proprio signore in proporzione al capacità economica del nucleo familiare. Sotto l’amministrazione pontificia, come nel caso in esame, il pagamento consisteva in una quota prevalentemente fissa a prescindere dal numero di componenti la famiglia. In pratica una quota a focolare. Va sottolineato che né militari né prelati avevano l’obbligo del pagamento.
Oltre alla possibilità di incasso per l’amministrazione pontificia, il numero delle focularia indicava, anche se con margini d’inesattezza, il numero delle famiglie di ogni villaggio. Ed ecco emergere che, nel circondario, San Martino in Strada era quello più consistente con 68 focularia, mentre a Barisano solo 3 erano i nuclei potenzialmente contributivi.
Per curiosità:
Luogo focularia
San Varano XII
Ladino XXV
Petrignone XII
Castiglione XXXVIII
Villanova XXI
Vecchiazzano XVI
Grisignano XVI
San Lorenzo XX
Massa XXIII
Lardiano VI
Collina VIIII
Farazzano XXII
Magliano XIII
Carpena XXII
Bussecchio XXVIIII
Selbagnone XVI
Ronco LVII
Bagnolo XVII
Carpinello XX
Pieve Quinta XLIII
San L.eonardo XXVIIII
Fornò XXI
Selva VII
San Giorgio XI
Malmissole XVII
Barisano III