VIALE DELLA LIBERTA’

Liceo Classico “G.B. MORGAGNI” Forlì. Classe 3 A/Classico. Anno scolastico 2022/23
Progetto P.C.T.O.: Ricerca storico-artistica sull’edificio della ex Gil sito in viale Della Libertà a Forlì per la piattaforma culturale del sito Forlipedia. In collaborazione con Associazione Atrium.
Completano il progetto:
La Casa del Balilla
La Casa del Balilla nel dopoguerra
L’Onb, Renato Ricci e l’architettura sportiva
Tutor scolastico: prof.ssa Rossella Savelli
Tutor aziendale: Marino Mambelli

di: Maria Boattini, Lucrezia Bonoli, Linda Piolanti, Myriam Presta, Camilla Visani, Viola Visani.

Il viale Della Libertà in una foto aerea degli anni Trenta. Immagine tratta da: https://resistenzamappe.it

Il viale Benito Mussolini, che ad oggi ha il nome di viale Della Libertà, fu pensato come asse di collegamento tra la nuova stazione ferroviaria e la città. Progettato dagli ingegneri Luigi Donzelli e Pietro Marconi e intitolato al duce, fu caratterizzato da un tracciato perpendicolare alla Via Emilia e un’ampiezza complessiva di quaranta metri: una carreggiata centrale, due vialetti pedonali alberati, due carreggiate laterali e due ulteriori marciapiedi. La larghezza del viale, soprattutto per i parametri dell’epoca per quanto riguardava le cittadine delle dimensioni di Forlì, era senza precedenti. Grande attenzione fu posta anche all’illuminazione.

Su di esso si attestarono alcuni tra gli edifici più rappresentativi del regime creando un vero e proprio repertorio di stili architettonici del ventennio. Infatti l’iniziale mancanza di indicazioni specifiche riguardo l’ufficialità di un unico stile, si tradusse, almeno fino a metà anni Trenta, in un sostanziale pluralismo estetico basato essenzialmente sull’Eclettismo.

Il viale, inaugurato il 30 Ottobre 1927, fu appunto intitolato a Benito Mussolini. Ma nel 1935, per disposizione dell’ stesso Mussolini, tutte le strade e le piazze intitolate capo del Governo dovettero cambiare nome. Il viale fu rinominato XXVIII Ottobre, per ricordare la data della marcia su Roma. Nel 1945, terminato il regime fascista e terminata la guerra, venne chiamato Viale della Libertà.

La stazione assunse un ruolo di grande importanza, essendo il punto di partenza del viale. Fu costruita nel 1926 dall’ingegner Ezio Bianchi, a poca distanza dalla precedente, più piccola e risalente al 1861. Fu un progetto necessario per far fronte all’aumento del traffico di merci. Vuole ispirarsi alle stazioni delle grandi città come quella di Milano e Verona e presenta una facciata in stile eclettico, dall’accentuato sviluppo orizzontale, organizzata su tre livelli. Il primo piano dell’edificio è organizzato intorno al cardine distributivo costitutivo dal salone d’ingresso, mentre il secondo livello ha funzione di collegamento col piano delle rotaie, sopraelevato di cinque metri, e il terzo piano è adibito ad ambienti per ferrovieri.

La stazione ferroviaria di Forlì. Cartolina spedita nel 1935. Raccolta privata.

 

Nell’intervista a Marino Mambelli, sono stati approfonditi aspetti interessanti e curiosi su questo viale, opera pubblica che fu, ed è ancora oggi importante per la nostra città. Di seguito la trascrizione parziale dell’intervista fatta dalle alunne di 3AC.

Le targhe che celebrano la libertà sull’omonimo viale a Forlì. Foto Camilla Visani, 2023.

IL VIALE DELLA LIBERTA’

Il viale Della Libertà è una delle opere urbanistiche e architettoniche più importanti della storia di Forlì. Sicuramente la più importante in epoca moderna. Quando nel 1927 fu inaugurato dal ministro dell’Interno Federzoni, il suo ruolo era quello di fulcro attorno al quale avrebbe ruotato la Nuova Forlì: la città moderna, la città fascista. Per questo il suo nome fu viale Benito Mussolini.

IL TOPONIMO

Nel 1935 Mussolini inviò a tutti i prefetti una circolare con la quale comunicava, in un impeto di falsa modestia, che i luoghi pubblici non dovevano più essere intestati a lui. Ed è qui che scatta uno dei tanti aneddoti che facilmente si accostano alla figura esuberante del duce. Si racconta, infatti, che mentre con la mano destra firmava la circolare, con quella sinistra andasse ad effettuare uno dei gesti scaramantici più conosciuti. La strada prese il nome di XXVIII ottobre (1922): data della marcia su Roma.

Dopo le sofferenze dovute al fascismo e alla guerra, all’indomani della Liberazione, molte strade, alle quali erano stati attribuiti nomi fascisti, ebbero nuove intestazioni. La stessa operazione l’aveva eseguita il fascismo al momento dell’entrata al governo. Ogni regime, in ogni tempo, interviene politicamente sulla odonomastica cittadina. Il nome, che nel 1945 fu assegnato al viale della stazione, fu viale Della Libertà, in chiara contrapposizione con quelli precedenti. Questo era un nome che dava speranza al futuro.

L’ESPROPRIO

La realizzazione del viale implicò un esproprio importante. In quel momento l’area era in parte agricola e in parte occupata da attività industriali. L’amministrazione pubblica acquisì circa 140.000 m² di proprietà privata. Le ditte che subirono il maggiore esproprio furono la Benini, che si vide dividere in due il cantiere, e la Fornace Ragazzini, alla quale fu tolta la quasi totalità dell’area. Furono demolite alcune case all’incrocio con l’attuale via Andrea Costa e due edifici appaiati proprio all’ingresso del futuro piazzale Della Vittoria.

IL PROGETTO

Si preferì un tracciato perpendicolare all’antica via Emilia, piuttosto che uno inclinato verso il centro cittadino. In questo modo il viale andò a rappresentare un nuovo cardine centuriale assecondando la mania della romanità spesso manifestata dal duce. Il progetto esecutivo fu rivisto e ampliato più volte, fino a dare alla strada l’aspetto imponente che oggi propone: 650 m di lunghezza, 40 di larghezza, quattro corsie e quattro marciapiedi.

I LAMPIONI

La base monumentale dei lampioni del viale della stazione di Forlì. Foto Camilla Visani, 2023.

I lampioni furono realizzati nel 1927 dalle Officine di Forlì, azienda più conosciuta come Forlanini. Inizialmente l’illuminazione principale era fornita da lampade, sospese al centro della strada, grazie a cavi agganciati a pilastri, i quali erano inseriti in basi monumentali. Quei fari furono poi sostituiti da lampade agganciate a pastorali, anch’essi inseriti sulle basi che ancora oggi portano il nome dell’azienda e l’anno di costruzione, sullo zoccolo. Il tempo e le chiome dei lecci non permettevano più una buona illuminazione, con lo scorrere del tempo, perciò negli anni Sessanta fu decretata la sostituzione dei lampioni. La parte illuminante fu portata sotto gli alberi. Rimasero solo alcune basi originali agli incroci. Oggi l’illuminazione è stata rifatta.

IL VIALE

Il viale Benito Mussolini diventerà, assieme alla stazione, il punto di approdo dei turisti devozionali che porterà i dopolavoristi e le associazioni sindacali verso la visita ai luoghi mussoliniani: il cimitero di San Casciano (dov’erano sepolti i genitori del duce), il Municipio di Predappio (che una volta era la scuola dove insegnava Rosa Maltoni, la madre di Benito), e infine la casa natale del duce, proprio di fronte al suo letto in silenziosa contemplazione.
Anche per questo motivo, alcuni progetti di edifici da realizzare sulla importantissima strada, furono respinti dalla Commissione edilizia forlivese per essere rivisti e migliorati. Perché non erano sufficientemente prestigiosi per una strada il cui nome era viale Benito Mussolini.

Il viale Della Libertà a Forlì. Foto Forlipedia, 2023.

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Bibliografia:
Marino Mambelli. 900 forlivese, anzi italiano. Editrice La Mandragora. Imola, 2011
Forlipedia: https://www.forlipedia.it/da-viale-benito-mussolini-a-viale-della-liberta/
https://resistenzamappe.it

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