Un po’ di tempo fa l’Ufficio comunale di toponomastica m’indirizzò la telefonata di un cittadino che avanzava una strana proposta. Era anche un po’ arrabbiato. Dai toni si capiva che la cosa gli stava proprio a cuore.
Buongiorno – mi disse in fretta – chiamo perché non riesco a capire che strano nome abbia il palazzo dello sport di via Sapinia…: Villa Romiti.
Io non riuscii ad afferrare immediatamente e chiesi: Cioè?
Villa Romiti! Perché Villa Romiti? Non è certo una villa quel vecchio edificio e nei paraggi non ricordo nessuna casa interessante. Il nome di quell’edificio andrebbe cambiato… Sorrisi all’interlocutore oltre la cornetta e raccontai come quel nome rappresentasse un bellissimo caso toponomastico e non sottintendesse alcuna villa. L’antico significato di villa è infatti villaggio, principalmente rurale. A Forlì abbiamo splendidi esempi come Villafranca, Villanova… E Villa Romiti: da pochi decenni solo Romiti. Un quartiere che oggi deve il nome all’antica presenza di eremiti extra portam, Forliuii, cioè fuori porta Schiavonia. Villa Romiti.
Ed ecco che, grazie ad un meccanismo che in toponomastica viene definito “contrazione”, il Palazzo dello sport di Villa Romiti divenne col tempo il Villa Romiti. Toponimo popolare. Bello. Accattivante. Al punto da far cambiare idea al personaggio che, da contrariato, trasformò il tono telefonico in compiaciuto.
Era il dicembre del 1950 quando, per risolvere il sentito problema dell’edilizia scolastica, il sindaco Agosto Franco firmò l’atto con cui il Comune di Forlì acquisiva circa 28.000 metri quadrati di terreno da destinare alla realizzazione delle scuole elementari dei Romiti. Fu un acquisto importante. Su quell’enorme superficie nei decenni successivi faranno infatti la comparsa, oltre alle citate elementari, numerose altre opere pubbliche: la scuola media, la materna, i pozzi dell’acquedotto, la torre piezometrica, le strade. E il palazzo dello sport: il famosissimo Villa Romiti, il tempio della pallacanestro forlivese.
La prima serie A del grande basket cittadino si disputò proprio in quel palazzetto. Costruito appositamente. I forlivesi, elettrizzati e affamati di manifestazioni ad alto livello, accolsero con eccitazione il primo giocatore straniero, era Tony Gennari, un italo americano già in forza all’Ignis di Varese che lo aveva impiegato anche in Coppa Europa. Per la prima volta la squadra forlivese esibiva due giocatori italiani di altezza superiore a due metri: Rossi e Pinasco. E nell’occasione fu inventato un giornalino che fece scuola nell’intera Penisola: “Pressing”. La società era la Libertas, la squadra si chiamava Becchi. Il virus del basket si era diffuso inesorabilmente.
Il lungo e difficile percorso verso la serie A passa attraverso la palestra dell’Opera Nazionale Balilla di via Dei Mille, quella dell’ex Gil in viale Della Libertà e infine quella della Dante Alighieri di viale Italia dove, nella stagione 1966/67, si concretizzò il grande sogno della promozione. Oggi quest’ultima non è omologabile neppure per i campionati giovanili minori.
Il palazzetto fu costruito nel 1967. Con fervore davvero sbalorditivo – testimonia Il Resto del Carlino di allora – a Villa Romiti si sta lavorando alla costruzione del Centro ricreativo comunale. La tabella di marcia del cantiere è davvero proibitiva se si pensa alla rilevanza del progetto da realizzare. Solo due mesi e dieci giorni addietro dove ora sorge un enorme fabbricato, si stendeva un verde prato al limite delle prime campagne La ditta assuntrice dei lavori ha fatto veri miracoli per non superare i tempi di esecuzione fissati...
La partita d’inaugurazione della serie A ospitò nientemeno che la Simmenthal Milano. I campioni d’Italia in carica, allenati da Cesare Rubini, arrivarono a Forlì con l’enorme blasone che li distingueva. Pesante come il divario tecnico tra le due squadre, evidente come il gap del risultato finale: Becchi 56, Simmenthal 100. Benvenuti in paradiso… La Becchi, al termine di una stagione sfortunata, tornerà in B.
Nella stagione 74/75 nacque la serie A2 e il Villa Romiti rivide l’americano. Arrivò a Forlì l’indimenticabile Steve Mitchell. In quell’anno la squadra fu straordinaria, arrivò in prima posizione in A2, partecipò alla poule scudetto e fu promossa in A1. L’allenatore, Renzo Paganelli, era forlivese come Adolfo Marisi, il migliore realizzatore della formazione, come pure Pier Angelo Rosetti e Vito Fabris.
Ma quello che nel 1967 venne considerato un enorme fabbricato, nel 1976 risultò essere troppo piccolo. La Federazione Italiana Pallacanestro decise infatti che ogni campo di serie A doveva contenere almeno 3.500 posti e il palazzetto di via Sapinia ne aveva a mala pena 2.500. Si faticò a trovare il finanziamento, ma alla fine l’attesissimo ampliamento venne realizzato. Furono raddoppiate le gradinate laterali e vennero innalzate nuove scalinate di accesso. La difficoltà di reperire i fondi spostò nel tempo l’inizio dei lavori e la Jolly fu costretta a giocare le prime partite casalinghe a Faenza e Imola. La foto di squadra fu realizzata al Ginnasio sportivo di viale della stazione.
Poi fu istituito il tiro da 3, cambiarono le misure, le necessità e le richieste federali si fecero pressanti. Il fondo in sughero fu sostituito dal parquet e per ampliare il campo furono sacrificate alcune di file di gradoni. Vennero abbandonate le luci al neon e il tetto a volta fu nascosto da un controsoffitto isolante. Jollycolombani, Recoaro, Aquabrillante, Latini cucine e ancora Jolly. Tanti anni di A1 e di A2. Passione, emozioni. Promozioni, retrocessioni. Sport di altissimo livello. Tanto che Forlì sentì la necessità di un nuovo palazzo dello sport. Ed ecco che nel 1987 la Jollycolombani trasferì il campo da gioco nel nuovo splendido Palafiera realizzato dall’Amministrazione comunale in via Punta di ferro.
E il Villa Romiti? Più che mai da quel momento fu traboccante di sport. Oggi non ha un’ora libera. Accoglie lezioni scolastiche, allenamenti, partite, manifestazioni e saggi di ogni sport. Ma il suo parquet è soprattutto affollato da società di pallacanestro. La validità del campo, la presenza di un parcheggio e la sua capacità ricettiva sono ancora elementi che ne caratterizzano la qualità e ne mettono in evidenza il ruolo di impianto leader. Il vecchio palazzetto di via Sapinia, il Centro ricreativo comunale nato nel 1967, è, e sempre sarà, il tempio della pallacanestro forlivese. Il Villa Romiti. La villa del basket.
(Testo parzialmente tratto da: Sobborgo Romiti, L’Almanacco Editore. Autore Marino Mambelli).
Per saperne di più:
– Marino Mambelli. Libertas Pallacanestro Forlì. Editrice La Mandragora. Imola 1996.