Fuori porta Schiavonia, tra gli attuali quartieri Romiti e Cava, un indeciso e dilagante fiume Montone costrinse la via Emilia ad abbandonare il proverbiale stato rettilineo per superare un’enorme ansa acquitrinosa. Più ad ovest la stessa strata consolare costeggiava una zona chiamata Lacuna Cava (il futuro quartiere Cava). Tra le due zone, con una probabile continuità di acque melmose, sorge una località di nome Padule. Siamo in pieno medioevo e i nomi delle località sono tratti da atti ufficiali datati 1157 e 1176, raccolti sul Libro Biscia di San Mercuriale. Palude quindi. A invadere terre probabilmente già bonificate e centuriate dai Romani e poi abbandonate nell’alto medioevo.
La difficile condizione del terreno non mutò rapidamente e negli anni si fissò nella memoria popolare. Diede il nome a un’antica possessione: fundo Padulli; a una chiesa e a un convento di cui non si conosce l’esatta ubicazione: S. Agostino in Padulli; a uno scolo realizzato proprio sull’alveo del Montone bonificato e rettificato nei primi anni del XIX secolo; alla strada vicinale che poi divenne l’attuale comunale Padulli. Per approfondimenti vedi Il Cassirano.