CENTRO SANATORIALE IX MAGGIO VECCHIAZZANO

di Marino Mambelli

Capitava spesso che Mussolini in persona scegliesse i luoghi in cui far nascere le opere pubbliche del regime. Fu così anche per il Centro Sanatoriale IX maggio di Vecchiazzano a Forlì: un grande e moderno complesso dedicato alla cura della tubercolosi che trovò la realizzazione alla confluenza dei fiumi Rabbi e Montone in località Bertarina. Il progetto fu avviato dall’architetto milanese Luigi Bisi poi coadiuvato, per volere dell’Istituto Nazionale Fascista Previdenza Sociale dall’architetto romano Cesare Valle. Il sito su cui nacque il Sanatorio era un’area inedificata a pochi chilometri da Forlì. Lo straordinario studio progettuale prese in esame ogni cosa: dall’esposizione al sole, alle strade di accesso, al verde, ai servizi e, naturalmente, alle strutture sanitarie e sociali. La costruzione degli immobili fu affidata alla ditta Calvitti di Forlì sotto la direzione dell’ingegner Franco Magri. Il direttore sanitario del Centro fu il prof. Mario Reale. La stampa di allora ci fa sapere che Il personale era composto da medici, assistenti, insegnanti e dalle suore di “Maria Bambina”.
Oggi quegli edifici, che dimostrano una chiara tendenza al razionalismo colto, fanno parte del complesso ospedaliero G. B. Morgagni L. Pierantoni.

Il “Centro Sanatoriale IX maggio” di Vecchiazzano a Forlì. Foto tratta da “Le opere della Previdenza Sociale in Provincia di Forlì” edito l’8 novembre 1937 in occasione della prima inaugurazione.

Nella grande e salubre area di 36 ettari furono costruiti tre imponenti padiglioni dall’indole futurista. Con la loro forma originale avevano infatti il compito di esaltare la modernità e in particolare le macchine belliche. Gli edifici rappresentavano una nave, un carro armato e un aereo. Mare, terra e aria. La guerra. Ma il sinistro “simbolismo” non si limitò all’estetica degli edifici. Ogni padiglione venne denominato con una data che rappresentava un momento storico importante per il regime e per Mussolini, mentre le aule di studio all’interno dei padiglioni furono intitolate secondo una collaudata logica devozionale: quella dei bambini ad Arnaldo Mussolini, quella delle bimbe a Rosa Maltoni Mussolini, quella per adulti insieme con le officine ad Alessandro Mussolini.
Completavano il complesso la torre piezometrica, la palazzina d’ingresso, la camera mortuaria e un vasto parco. L’intero Centro sanitario fu intitolato alla data dell’ IX maggio 1936, giorno in cui il duce proclamò l’impero.

Il parco e i viali del “Centro Sanatoriale IX maggio” di Vecchiazzano. Cartolina d’epoca. Raccolta privata.

Il prestigioso Centro, nonostante fosse ancora da ultimare, fu inaugurato una prima volta l’8 novembre 1937 da Donna Rachele Mussolini. In quello stesso giorno la moglie del duce tagliò il nastro della sede dell’Istituto Nazionale Fascista di Previdenza Sociale in corso Vittorio Emanuele II, l’attuale edificio della banca BCC (già della Cassa Rurale e poi della Banca di Forlì) di corso Della Repubblica. Ad accogliere Rachele a Vecchiazzano fu il presidente nazionale dell’Istituto onorevole Bruno Biagi. Tra i numerosi presenti furono citati dalla stampa il prefetto Oscar Uccelli, il podestà L. Fante Panciatichi, il federale di Forlì Pio Teodorani Fabbri, la fiduciaria provinciale dei fasci femminili Anna Menghini, il comm. Bosi direttore della sede di Bologna dell’Istituto. La benedizione fu impartita dal vescovo monsignor Giuseppe Rolla.
Rachele Mussolini era una potente “mezzo” propagandistico del regime alla ricerca del consenso. Venne infatti impiegata sistematicamente nelle manifestazioni e nelle inaugurazione che implicavano donne, bambini e salute. Con evidente successo e impatto emotivo. Lei, oltre ad essere la moglie del duce, era la donna romagnola, la madre di famiglia. Perfetta allo scopo.

Foto Zoli Forlì. Immagine tratta da “Il Popolo di Romagna” 1939.

Una seconda e definitiva inaugurazione fu effettuata da Mussolini il 25 luglio del 1939. Il Popolo di Romagna dedicò all’evento due trionfali pagine del giornale elencando i numerosi presenti. Nella minuziosa visita fu accompagnato dal ministro Lantini, dal presidente dell’Istituto S.E. Bruno Biagi, dal direttore generale gr. uff. Oreglia, dal Direttore del Centro prof. Mario Reale e da altri.

Nella stessa giornata il duce visitò alcune colonie marine in riviera e inaugurò la nuova sede della ditta Bartoletti rimorchi a Forlì. A corredo degli articoli uscirono numerose fotografie: erano tutte dedicate alla figura di Mussolini in uniforme bianca. Pochissimo si vede degli edifici inaugurati. Visitati i grandiosi edifici, il duce lasciò il Centro assieme al ministro Lantini per raggiungere la Consorte a Carpena. Si diresse poi verso Forlì sostando brevemente nella Casa del fascio di San Martino in Strada.

Gli edifici del Complesso sanatoriale di Vecchiazzano evidenziati su di una una mappa attuale. Mappa tratta dal sito del Comune di Forlì. Elaborazione Forlipedia.

1) La Nave era il padiglione dei bambini: il cosiddetto Preventorio XXI aprile. Un nome dal valore potente. La fondazione di Roma, ossessione di Mussolini, è infatti fissata proprio al XXI aprile dell’anno 753 a.C.. L’edificio era capace di 250 posti e al momento della visita del duce Fondatore dell’Impero ospitava numerosi giovani provenienti da molte parti d’Italia. Di particolare efficacia erano i terrazzi che circondavano il padiglione. Tale organizzazione architettonica consentiva ai bambini di uscire all’aperto anche quando non potevano recarsi nel parco e di avere sempre luce e aria nelle camere. I terrazzi erano inoltre una corsia per il razionale accesso alle camere in ogni momento. Al piano terra due grandi portici con affaccio sul parco erano destinati al gioco. All’occorrenza potevano essere chiusi con grandi vetrate. Nonostante l’innalzamento di un piano, le numerose opere di tamponamento e la modifica della distribuzione interna, l’interessante edificio razionalista è ancora facilmente riconoscibile. Oggi la Nave è il padiglione Vallisneri dell’ospedale Morgagni Pierantoni.

La Nave. Il padiglione dei bambini, il cosiddetto “Preventorio XXI aprile”. Oggi padiglione Vallisneri. Immagine tratta dal volume “Le opere della Previdenza Sociale in Provincia di Forlì” edito l’8 novembre 1937 in occasione della prima inaugurazione del Sanatorio.

2) L’Aereo, un biplano, era il padiglione degli adulti: l’ospedale vero e proprio. Era l’unico edificio già completato al momento dell’inaugurazione di Donna Rachele nel 1937. A quell’immobile fu accostata la data del XXIII marzo. Il XXIII marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano, in piazza San Sepolcro, i Fasci italiani di Combattimento. L’immobile contava 330 posti letto, le camerate di 40 mq. ne ospitavano mediamente 6. Particolarmente funzionali erano le grandi verande dotate di schermature frangisole. Di moderno interesse, inoltre, era la colorazione dei muri che proponeva un riposante verde chiaro, la stessa tinta adottata dai grandi architetti nella progettazione degli ospedali europei. Oggi l’Aereo è il padiglione Valsalva.

L’Aereo. Il “Sanatorio adulti XXIII marzo”. Oggi padiglione Valsalva. Immagine tratta dal volume “Le opere della Previdenza Sociale in Provincia di Forlì” edito l’8 novembre 1937 in occasione della prima inaugurazione.
Immagine tratta da “Il Popolo di Romagna”. 1941.

3) Il Carro armato fu l’ultimo padiglione ad essere completato. Era la colonia post sanatoriale XXVIII ottobre. La data da celebrare con l’edificio era quello della marcia su Roma: il XXVIII ottobre del ’22. Il Comune fascista di Forlì aveva già dedicato a quel giorno il viale della stazione: la strada che oggi porta il nome di viale Della Libertà. L’edificio era destinato, come si legge sulla stampa coeva, a ricoverare gli ammalati guariti provenienti sia dagli ospedali dello stesso Centro di Forlì sia dagli altri istituti di cura della Previdenza Sociale. Un’ardita e modernissima innovazione. I ricoverati sottoposti alla particolare vigilanza di un laboratorio di fisiologia del lavoro, possono infatti usufruire dei reparti di falegnameria, calzoleria, sartoria, officina meccanica da fabbri per riparazioni elettriche e possono inoltre essere adibiti alla vasta azienda agricola annessa allo stesso Centro sanatoriale. In quei locali, spiega Il Popolo di Romagna, gli adulti completamente guariti venivano rieducati al lavoro. Nell’immobile erano presenti un teatro, una palestra e una cappella che il pittore forlivese Giovanni Marchini aveva adornato con scene devozionali, Oggi il Carro armato è il padiglione Allende.

Il Carro armato. La colonia post sanatoriale XXVIII ottobre”. Oggi padiglione Allende. Foto d’epoca. Raccolta privata.

4) La torre piezometrica per la riserva idrica colpisce per l’eleganza e la modernità. E’ un inno alla versatilità del cemento armato. In un’interpretazione simbolistica sostituisce visivamente la torre littoria presente in ogni opera pubblica del regime. Ancora oggi si erge slanciata sul complesso nonostante le nuove costruzioni abbiano messo un discussione la sua forza architettonica.

5) La camera mortuaria fu realizzata in un edificio autonomo lontano dalla vista dei padiglioni di ricovero. Ancora oggi propone arredi interni originali in marmo. E’ stata sostituita nella funzione da una nuova costruzione realizzata nelle immediate vicinanze in tempi recenti. La nuova Sala mortuaria è a servizio dell’ospedale Morgagni Pierantoni.

6) L’ingresso al Complesso sanatoriale comprendeva la portineria, gli uffici e l’autorimessa. Non ha subito modifiche di rilievo, il suo aspetto generale rimane quindi oggi lo stesso che aveva negli anni Trenta.

L’ingresso al Centro sanatoriale di Vecchiazzano. Cartolina d’epoca. Raccolta privata.

E poi il parco che oggi ospita essenze arboree di grande interesse e addirittura una rarità botanica: un incrocio tra il Leccio e il Rovere. Il Popolo di Romagna scriveva così nel 1937 al momento della prima inaugurazione del Centro: A circa tre chilometri da Forlì, in frazione di Vecchiazzano, alla confluenza del Rabbi con il Montone, trentasei ettari di terreno dopo cinque anni di intenso lavoro hanno radicalmente mutato il loro aspetto. Lunghi viali ricchi di piante, vaste e ridenti aiuole circondano gli edifici maestosi che sono sorti per dar vita ad un’opera di bene.
A quel Centro, sorto per dar vita ad un’opera di bene, fu purtroppo attribuito il nome di IX maggio 1936, la data in cui il duce proclamò l’impero. Un impero creato a discapito della libertà di altri popoli. Conquistato con l’utilizzo del gas nervino e della mazza chiodata. Per creare un impero come quello di Roma, ossessione di Mussolini.

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Bibliografia
Ferruccio Canali in Luciana Prati, Ulisse Tramonti (a cura di). La città progettata: Forlì, Predappio, Castrocaro. Urbanistica e architettura fra le due guerre. Comune di Forlì, 1999.
Marino Mambelli. 900 Forlivese anzi Italiano. Editrice La Mandragora. Imola, 2011.
Le opere della Previdenza Sociale in Provincia di Forlì. 8 novembre 1937. Tipografia Castaldi Roma.
Il Popolo di Romagna, aprile 1935.
Il Popolo di Romagna: novembre 1937.
Il Popolo di Romagna: maggio 1939.
Il Popolo di Romagna: luglio 1939.
Il Popolo di Romagna: febbraio 1941.
Ulisse Tramonti in Cesare Valle Un’altra Modernità. Bononia University Press. Bologna, 2015.

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