Nel 1883 Antonio Santarelli avviò lo scavo archeologico della Bertarina di Forlì, uno scavo che portò alla luce un villaggio di capanne riconducibile, con molta probabilità, alla civiltà terramaricola. La Bertarina, anche se sconosciuta ai più, esiste ancora. E’ un luogo particolare situato a Vecchiazzano alla confluenza dei fiumi Montone e Rabbi nei primissimi innalzamenti di quota della campagna forlivese verso la morbida collina e verso il monte Poggiolo. E’ un’antica (quaternaria) terrazza pianeggiante la cui morfologia, grazie alle acque che la circondavano, la rendeva facilmente difendibile. La struttura idraulico-difensiva del triangolo di terra era completata a monte da un grande fossato che nell’800 misurava 11 metri di larghezza e quasi 5 di profondità. Per un semplice orientamento vogliamo indicare la terrazza come il triangolo di terreno che si estende oltre l’ospedale Morgagni Pierantoni e i suo vecchio parcheggio, verso Forlì. La parte più arretrata di quella terrazza fu proprio interessata dal progetto di realizzazione dell’allora Sanatorio durante il ventennio.
Durante la campagna di scavi condotta dal tenace archeologo forlivese fino al 1897, furono portati alla luce 142 buche di circa 50 centimetri di diametro ad una distanza tra loro di circa 80 centimetri. Erano i fori di antichi pali con finale a punta che, conficcati nel terreno vergine per meno di un metro, 3.200 anni fa componevano la struttura portante di una serie di capanne in un’area che il Santarelli misurò in 17.000 mq. A quella cifra si dovevano aggiungere 4.000 metri quadrati di terreno erosi di fiumi.
Si scoprirono anche numerose buche coniche e a fondo di catino e focolari ricche di materiale fittile, carboni e ceneri. I reperti trovati nell’importante insediamento sono mediamente databili al “Bronzo recente”, cronologicamente al 1300 a.C. Di particolare interesse sono i bronzi: alcuni pugnali, spilloni, una pinzetta: tutti relativamente più recenti. Alcuni elementi in osso, infine, consentono – come spiega Meri Massi Pasi sul volume Quando Forlì non C’era – interessanti confronti con l’area terramaricola emiliano-marchigiana.
Numerosi eventi, tra i quali ovviamente le guerre, anno portato alla dispersione gran parte dei riferimenti redatti dal Santarelli. Una ventina di anni fa, su impegno della Soprintendenza, grazie a vecchie pubblicazioni a disegni e appunti, sono state ripristinate la maggior parte delle schede. Il materiale superstite è custodito presso i musei civici forlivesi.