I BATTUTI

Durante il Medioevo, a partire dal XIII secolo, sorsero a Forlì alcune confraternite laiche che associarono pratica religiosa e attività sociale. Si tratta dei Battuti. La loro opera, protetta dalla benevolenza dei nobili, si svolgeva in piccole chiese, ospizi e ricoveri disseminati nel territorio. Altruismo e fervore religioso erano alla base del loro impegno.

L’ex chiesa di San Michele dei Battuti Rossi. Forlì, via Dei Mille. Archivio Forlipedia, anno 2004.

L’origine dei Battuti è da individuare nei Flagellanti, una setta religiosa sorta a Perugia nel 1259. Uomini e donne formavano lunghe processioni spostandosi da una città all’altra pregando, battendosi e predicando l’abbandono delle contese di partito a favore della pace nelle città. I Battuti, superato il periodo di fanatismo, pur mantenendo la pratica della disciplina orientarono le energie verso il campo sociale organizzando una piccola ma importantissima rete assistenziale destinata ai più poveri. Le loro principali fonti di finanziamento erano costituite dalle offerte delle famiglie più abbienti, dalle donazioni, qualche affitto di terreni ottenuti per testamento, prodotti della terra in eccedenza al consumo interno, vendita degli indumenti e delle masserizie delle persone morte nei rispettivi spedali. Ogni confraternita era identificata dal colore del saio e aveva compiti specifici. Erano i Battuti Rossi, Verdi, Bianchi, Neri, Bigi, Celestini o Turchini.

Rossi – Dopo aver ceduto nel 1517 ai Minori Osservanti la vecchia sede presso l’orto di San Biagio, innalzarono la nuova chiesa di San Michele. Quell’edificio divenne poi Il Buon Pastore di via Dei Mille. Il compito principale dei Battuti Rossi era quello di assistere i forestieri. Forlì ha dedicato loro una via nel quartiere Schiavonia San Biagio proprio nelle immediate vicinanze dell’antico complesso assistenziale.

Verdi – Il loro impegno era quello di soccorrere i sofferenti, le persone misere e abbandonate sulla strada. Avevano sede e chiesa (Santa Maria della Neve) nell’angolo tra le odierne vie Battuti Verdi e Carlo Cattaneo nel quartiere Schiavona San Biagio.

Bianchi – La sede della compagnia era la chiesa di San Sebastiano, realizzata verso la fine del ‘400 su progetto di Pace di Maso del Bambase architetto e “ricamatore”. In precedenza sullo stesso sito si trovava l’oratorio di Santa Maria delle Grazie con relativo ospedale, sempre dei Battuti Bianchi. La loro assistenza era dedicata principalmente ai fanciulli abbandonati. Il cronista secentesco Sigismondo Marchesi, ci fa sapere che i Bianchi avevano il privilegio di liberare un prigioniero nella festa di tutti i Santi ogn’anno. La strada a loro dedicata è la via Dei Bianchi nel quartiere Bussecchio, mentre la sede era ubicata nel quartiere Schiavonia San Biagio.

I Battuti Neri avevano la sede dove oggi troviamo la chiesa e il convento del Corpus Domini in piazza Ordelaffi. Archivio Forlipedia, anno 2003.

Neri – Dove oggi sorge il monastero del Corpus Domini, nelle vicinanze del Duomo, nel quartiere Schiavonia San Biagio, erano chiesa e ospedale dei Battuti Neri. Il colore del saio era significativamente legato al loro compito “istituzionale”: sostenevano moralmente i giustiziandi e davano loro sepoltura, tumulavano i forestieri e le persone uccise nelle strade. Famosi sono l’imponente sepoltura in occasione del sanguinoso mucchio del 1282 e il recupero del corpo di Girolamo Riario, marito di Caterina Sforza, vittima di una congiura nel 1488. La via che ricorda i Battuti Neri è nel quartiere Bussecchio.

Bigi – Per poter assistere i pellegrini, i Battuti Bigi costruirono, nell’area adiacente la chiesa Del Carmine (la cosiddetta Vigna dell’Abate di San Mercuriale), case di carità, scuole e piccoli conventi. Ultima testimonianza della loro opera è un più “recente” ospedale, edificio tuttora esistente nell’attuale via Carlo Pisacane nel quartiere San Pietro. La fabbrica ha potuto giungere ai giorni nostri anche grazie alla magnanimità del forlivese Marco Gipponi.

L’ultimo ospedale dei Battuti Bigi. Forlì, via Carlo Pisacane. Archivio Forlipedia, anno 2003.

Celestini o Turchini – Possedevano una chiesa ricavata da una stalla: quella che oggi è San Francesco in corso Garibaldi nel quartiere Schiavonia. Si trasferirono poi in San Bernardo, nella piazzetta della Trinità. San Bernardo fu distrutta nell’800. I Battuti Celestini istruivano i fanciulli e dotavano le zitelle.

Paolo Bonoli racconta che nel 1541 i beni tutti degli spedali delle confraternite de’ Battuti vennero uniti ed assegnati all’ospitale della Casa di Dio, …si conservò lo spedale di s. Pietro de’ Battuti bigi per albergo alli pellegrini, ed ove alloggiano le donne prive di mezzi a provvedersi d’abitazione, e insieme li figliuoletti appellati mendicanti. Si tratta dell’edificio di via Pisacane già citato. Ma i Battuti, ancora per un po’, non si estinsero. La loro più spettacolare apparizione fu in occasione della traslazione dell’immagine sacra della Madonna del Fuoco nel 1636. Il lungo percorso della processione fu infatti accompagnato da numerosi, enormi e fantastici carri allegorici realizzati, come di consueto nelle manifestazioni sacre, dai Battuti. La cronaca della storica traslazione e le immagini dei carri, assieme a quelle delle scenografie, sono raccolte in un volume dal titolo Fuoco Trionfante, scritto da Giuliano Bezzi e pubblicato nel ‘600.

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