PARCO DELLA RESISTENZA E GIARDINI PUBBLICI

Il trenino dei Giardini pubblici di Forlì. Cartolina ed. Fotorapida Terni 1973. Raccolta Privata

Il primo giardino pubblico forlivese fu realizzato fuori Porta Cotogni nel 1816 su iniziativa del podestà conte Antonio Gaddi e progetto dell’ing. Luigi Mirri. Fu intitolato al cardinale Ercole Consalvi, ma lo stesso prelato propose che la moderna opera pubblica fosse intitolata al papa Pio VII. Tutto ciò che era rivolto ad est, e quindi verso Cesena, in quel momento si chiamava “Pio” in onore al papa cesenate Barnaba Chiaramonti: borgo Pio (corso Della Repubblica), piazza Pia (piazzale Della Vittoria), porta Pia (porta Cotogni).

La pianta originaria del giardino era di grande effetto. Le geometrie, basate su circonferenze, creavano disegni suggestivi e i viali completavano la conformazione di giardino all’italiana. Ma, nonostante l’impatto emozionale, il Pubblico Giardino non fu apprezzato dai forlivesi e, soprattutto, dalle forlivesi che lamentarono la difficoltà di manovra delle carrozze. Pare infatti che per ripetere il giro del viale, i calessi dovessero entrare ed uscire dagli ingressi principali. Gli studi per l’adeguamento, effettuati dall’ingegner Righini assieme allo stesso Mirri, non ebbero però seguito causa il costo. Di li a poco intervenne anche l’ingegnere Domenico Casamurata che propose nuovi boschetti e progettò la demolizione degli edifici interni che si trovavano già in condizioni precarie. Al loro posto Casamurata progettò un unico tempietto neoclassico il cui disegno è custodito nelle raccolte Piancastelli della biblioteca Saffi. Già nel 1819 un altro importante ingegnere mise le mani nel Giardino Pio: Giuseppe Missirini. Del progetto Missirini conserviamo il ricordo dei pilastri sovrastati da teste, che recano un vaso di fiori in capo, che troveremo nelle immagini fino alla metà del ‘900 e il delizioso cancello principale con un disegno liberty in anticipo di quasi un secolo sulle mode. Furono anche ampliati i due ponti che collegavano piazza Pia al giardino. In quel momento infatti, un grosso canale di scolo divideva le due opere pubbliche. Nel 1819 il giardino fu riaperto con tanto di regolamento disciplinare. Incuriosisce la modernità di quelle regole ed in particolare del primo articolo: Il Giardino Pio è aperto tutti i giorni da nascere de sole fino alle ore due di notte. Nell’occasione si corse un palio a cavallo proprio all’interno del recinto.

L’ingresso del “Passeggio Pubblico di Forlì”. Da “Città di Forlì e Cesena”. Giuseppe Meloni incisore, Enrico Cordy disegnatore. Editore Marsigli. Litografia 1839, particolare. Raccolta privata.
Il tempietto nei primi decenni del ‘900. Rilievo a china. Comune di Forlì, Archivio Servizio Patrimonio.

L’allarme lanciato dal custode in seguito alla moria di piante causata dal ristagno dell’acqua, diede l’impulso, nel 1828, al nuovo progetto del giardino. Intervenne l’ingegnere comunale Giacomo Santarelli coadiuvato dai colleghi governativi Giovanni Bertoni e Gottardo Perseguiti. Quest’ultimo firmò il progetto che donò l’aspetto attuale al palazzo comunale, allora palazzo Apostolico della Legazione. La nuova pianta prevedeva un ovale semplificato con un tempietto e una collinetta terminale, l’innalzamento della quota generale del piano di campagna e l’inserimento di numerose piante, tra le quali alcune esotiche. A sovraintendere ai lavori del verde vennero chiamati Mariano Romagnoli e Giovanni Colombani. I lavori si protrassero per molti anni. Nel 1832 fu riaperto al pubblico il giro delle carrozze, ma ben presto per evitare grandi pericoli all’ingresso del giardino furono infissi alcuni fittoni e fu messa mano al regolamento. Del 1834 è l’inizio della costruzione del tempietto.

Il periodo fascista minacciò il giardino con progetti scenografici che raccontano un teatro, una chiesa, un tribunale in un monumentale prolungamento del viale Benito Mussolini (Della stazione), ma la realizzazione della “nuova Forlì” si dovrà fermare con l’ingresso in guerra. L’area verde fu utilizzata per numerose manifestazioni propagandistiche e giovanili, ma poi i bei cancelli finirono nel “metallo per la Patria”. Nell’immediato dopoguerra l’intera area fu oggetto di un’importante bonifica militare.

La sistemazione dei Giardini pubblici di Forlì come appariva nei primi decenni del ‘900. Rilievo a china. Comune di Forlì, Archivio Servizio Patrimonio.
Gli antichi Giardini pubblici di Forlì. Cartolina dei primi del ‘900. Ed. Industrie Artistiche Riunite Torino. Raccolta privata.

Nel 1951 il famoso naturalista e botanico forlivese Pietro Zangheri, assieme al senatore Aldo Spallicci, mise a dimora a scopo di divulgazione, un centinaio di specie tra quelle presenti nel territorio romagnolo creando un campionario che, purtroppo, ebbe breve vita. Durò invece un ventennio un piccolo e triste zoo che avviò l’attività negli anni ’60. Le gabbie tennero imprigionati struzzi, daini, macachi, scimmie, mufloni e anche alcune aquile.

Nel 1967 il Comune definì l’acquisto dall’Ente Ospedale G.B. Morgagni di Forlì dell’area necessaria all’ampliamento del vecchio giardino. Gli oltre due ettari che diedero vita al parco Della Resistenza furono progettati dagli ingegneri Vincenzo dell’Aquila e Bruno Biagetti. Oggi l’antico polmone verde della città si estende per cinque ettari da piazzale Della Vittoria a viale Spazzoli.

L’ampliamento dei Giardini pubblici. Cartolina ed. Fotorapida Terni 1973. Raccolta Privata.

Tra le brevi mode legate al divertimento all’interno del parco, vogliamo ricordare la pista di macchinine a gettone che fu realizzata attorno ad uno dei cedri del Libano a sinistra del viale principale e il trenino che, negli anni ’70, attraversava l’area del vecchio e del nuovo impianto suonando un’infernale campanella. Il “Bar Giardino” (l’attuale pizzeria QBio su piazzale della Vittoria) è degli anni ’60 e la biblioteca Paul Harris è stata progettata nel 1969. La biblioteca è stata arricchita da un’opera moderna di Street art realizzata dall’artista Camilla Falsini. Di questo decennio è il chiosco della piadina che ha l’ingresso da viale Spazzoli.

Un importante censimento botanico è stato realizzato e pubblicato a cura del Gruppo Guardie Ecologiche Volontarie del Comune di Forlì nel 1984.

L’ultimo importante intervento di riqualificazione della parte antica porta la data del 2023. Sono stati tra l’altro realizzati: un nuovo impianto di pubblica illuminazione con luci a led e pali uguali a quelli collocati nel viale Della libertà, un sistema di video sorveglianza, il restauro del belvedere e nuove piantumazioni.

La fontana sul belvedere dopo i restauri del 2023. Foto Ufficio Stampa del Comune di Forlì.

Per saperne di più:

Gianluca Laghi, Storia del verde di Forlì. Graficamente, 2017.

Renzo Tani in Il Verde e la Città, Parchi e Giardini a Forlì dal Medioevo a OggiCooperativa il Laboratorio per Comune di Forlì, 1991.

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