SIRENA (VIA)

di Marino Mambelli

Sui registri toponomastici leggiamo che la via Sirena porta il nome di un podere del luogo. Il podere è proprio nelle immediate vicinanze. Si tratta di una strada sterrata che attraversa la campagna, siamo sui confini dei quartieri Magliano, Ravaldino in Monte e Lardiano.

Le ricerche sull’origine del toponimo ci hanno condotto in varie direzioni facendo affiorare interessanti curiosità. L’Ercolani racconta infatti che in dialetto la Sirena o Siren, altro non è che la Sirynga vulgaris, ovvero il Lillà. Originario dell’Oriente il Lillà è intensamente coltivato nei nostri giardini con fiori bianchi o turchini. E’ una pianta che può raggiungere alcuni metri di altezza e durante la fioritura cattura, senza mezzi termini, l’attenzione della gente. Ma rimane una curiosità.

Vogliamo pensare al podere Sirena come al fulcro di un’azienda agricola di grandi dimensioni, il punto dove avvengono le lavorazioni dei prodotti e si radunano i braccianti che poi si distribuiranno nel latifondo anche a grandi distanze. E allora cosa di meglio di una segnalazione acustica per scandire gli orari di lavoro?

Ciò che rimane del bosco di Farazzano visto dal proseguimento di via Sirena. E i terreni liberi dopo l’antico disboscamento. Foto Forlipedia, 2021.

Ma la soluzione che trova le migliori condizioni morfologiche e storiche del territorio ha come origine il latino serenu, cioè pulito, sgombro. E non da nuvole. Giovan Battista Pellegrini trova in Castel Sereno (Grosseto), Seren (Belluno), e Col Sereno (Lucca), il significato di località spoglie, senz’alberi. E’ il caso del nostro podere. Quando molti secoli fa i boschi furono aggrediti dall’uomo alla ricerca di terreni da coltivare, anche il bosco di Farazzano conobbe l’abbattimento, gli incendi, il disboscamento.
Le aree liberate dagli alberi delle grandi selve forlivesi presero nomi popolari e significativi come Ronco, Roncadello, Fornò, Rotta. In questo caso: SerenuSirenuSirena. Cioè sgombro, pulito. Non da nuvole, ma da alberi. L’antico toponimo si salvò dall’oblio andando ad indicare un podere. Poi una Commissione toponomastica ebbe l’idea di aggancialo ad una via per distinguere un breve tratto di carraia al quale si attacca la via Fontanacce.

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Bibliografia.
Antonio Polloni. Toponomastica Romagnola. Leo S. Olschki Editore Firenze. 1966.
Giovan Battista Pellegrini. Toponomastica Italiana. Hoepli MIlano, 1990.
Fulco Pratesi: Storia della Natura d’Italia. Editori Riuniti. Roma, 2001.

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