Alvaro Lucchi. Guida raccontata al Cimitero Monumentale di Forlì, Storia, Arte, Cultura. Tipografia Valbonesi 2023.
L’imponente e preziosa opera di Alvaro Lucchi illustra con un ampio respiro la storia del bellissimo cimitero monumentale di Forlì dalle origini ad oggi. Esamina dal punto di vista storico-artistico 205 monumenti funebri e sepolture soffermandosi sui personaggi che riposano in quel luogo e sugli scultori, architetti, scalpellini, autori delle statue, delle tombe e delle edicole funerarie. Il grande saggio è composto da tre volumi per un totale di 815 pagine e da un’appendice che contiene le mappe necessarie al visitatore per l’individuazione dei monumenti durante la visita al Cimitero. Il terzo volume contiene anche un indice alfabetico.
Il racconto del grande Luogo sacro si sviluppa ripercorrendo la storia della città dal periodo dei Carbonari alla Grande Guerra fino alla seconda Guerra Mondiale e alla Resistenza. Prosegue con il dopo guerra, la ripresa economica ed infine con il sanguinoso periodo del terrorismo. Ricorda pittori, scultori, architetti, industriali, benefattori, musicisti, eroi, uomini di cultura che hanno dato lustro alla nostra città. Allo scopo l’opera è suddivisa in sezioni:
- La Storia, in cui sono illustrate le origini del cimitero ed il suo sviluppo sino ad oggi
- Monumenti tombe e personaggi, nella quale sono illustrati 205 monumenti e tombe, sotto il profilo artistico, storico e culturale con approfondimenti su famiglie e personaggi lì tumulati
- Scultori e progettisti, che accoglie le biografie degli autori dei monumenti
- Altri scultori, scalpellini, marmisti, cementisti e tecnici, dove sono presentati numerosi artisti e artigiani minori ma non senza una certa qualità che hanno realizzato monumenti, seppur modesti, e tombe per questo cimitero.
La “Guida raccontata del Cimitero Monumentale di Forlì” è il risultato di 20 anni di lavoro – spiega Alvaro Lucchi –; dopo aver realizzato la tesi “Riflessioni sulla memoria – Percorsi cimiteriali a Forlì dal Settecento a oggi” con la quale mi ero diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2007, nella quale prendevo in considerazione, esclusivamente sotto il profilo artistico-culturale, vari monumenti funebri esistenti nel Cimitero monumentale di Forlì eseguiti da numerosi artisti, dagli ultimi allievi del Canova al Novecento, è nata in me l’esigenza di proseguire, ampliando la mia ricerca. E così, proseguendola negli anni, mi sono trovato a sviluppare un’indagine che andava ben oltre il valore artistico delle opere, per riflettere sulle persone, le loro storie, che lì avevano trovato quiete per l’eternità, ripercorrendo le epigrafi che le glorificavano, che le rimpiangevano, colme di orgoglio, di fede, di speranza, od anche, spesso, di dolore e disperazione per una perdita inconsolabile. Ho così iniziato a porre attenzione non solo alle tombe che potevano destare interesse per la loro bellezza, per la fama dell’autore, per il valore artistico o culturale, ma anche alle persone che lì riposavano, personaggi storici, del nostro Risorgimento, della Prima e Seconda guerra mondiale, della Resistenza, protagonisti della politica e dell’economia, intellettuali, artisti, artigiani, ma anche personaggi più modesti, che comunque meritavano attenzione per la loro esperienza di vita, per la loro umanità. Ecco, mi sono ritrovato a cospetto di quella popolazione dalla quale proveniamo e che ha dato vita nel tempo alla nostra città, al nostro territorio e non solo, che si ridestava e mi raccontava la sua vita, le sue aspirazioni, i suoi sogni, passioni, progetti, le sue delusioni, i suo dolori, le sue tragedie. Mi rendo conto che é un argomento delicato, che potrebbe suscitare perplessità; mi sono avvicinato ad ognuno con il massimo rispetto, attento a non violare la sua intimità, narrando le loro vicende che formano il nostro patrimonio civile, le nostre radici. Il mio vuole essere un tributo a tutti questi personaggi, dal più famoso al più umile, a colui che ha voluto che sulla sua lapide fosse scolpita la scure e fosse inciso con fierezza la sua attività: “spaccalegna” o alla fedele domestica ricordata dalla nobile famiglia che per anni aveva servito con devozione, con una affettuosa epigrafe.