ALFREDO ORTALI: IL FORLIVESE CHE VISSE DUE VOLTE

di Marino Mambelli

Alfredo Ortali, primo a sinistra seduto, con i baffi. Foto. Raccolta Ennio Ortali.

Per la particolare vicenda umana subita nel primo conflitto mondiale, Alfredo Ortali può essere ricordato come il forlivese che visse due volte, ma la sua intensa storia racconta molto più di un singolo, seppur drammatico, episodio di vita vissuta. La sua granitica ideologia repubblicana e la fermezza interventista per la liberazione della Patria dagli invasori austroungarici, si mescolano infatti alle vicende familiari fino a giungere alla scoperta dei suoi diari di guerra ad opera del nipote Ennio e alla loro pubblicazione avvenuta nel 2008.

Peppino Garibaldi in un’immagine con dedica: “Al bravo Volontario Caporale Ortali Alfredo uno dei miei più bravi. Giuseppe Garibaldi”. Cartolina autografata. Raccolta E. Ortali.

Alfredo Ortali (1880-1962), militante del Partito Repubblicano di Forlì, già segretario della Federazione Giovanile Repubblicana locale, fu un convinto interventista. Allo scoppio della Prima guerra mondiale aveva trentacinque anni e in quel momento viveva con la famiglia a Dolo (VE) dov’era dipendente comunale. Lasciò la moglie Wiera Rosetti che aveva sposato il 31 dicembre 1903 e i tre figli (una femmina due maschi rispettivamente di 9, 7 e 1 anni) per arruolarsi volontario nel 51° Reggimento Fanteria Brigata Alpi comandata da Peppino Garibaldi: il nipote dell’eroe dei due mondi. Sulla Marmolada e sul Col di Lana il forlivese si batté valorosamente e il famoso comandante ebbe modo di offrirgli ripetute manifestazioni di stima.

Nell’aprile del 1918 rifiutò di rimanere in caserma e  seguì il suo Battaglione in Francia dove affrontò la decisiva battaglia della Marna: il 15 luglio fu dichiarato “disperso”. La notizia varcò le Alpi e il giorno 8 agosto la famiglia chiese ufficialmente informazioni del caporale Alfredo Ortali di Giovanni. La terribile risposta non tardò ad essere spedita dall’Ufficio Notizie del Palazzo del Comune di Modena, era firmata dal  cappellano militare e non lasciava spazio alle interpretazioni: E’ morto sul campo di battaglia  (Bois De Coutron) il 19 -7- 18. Ma Ortali non era morto: era stato fatto prigioniero dai tedeschi.

Numerosissime lettere di cordoglio accompagnarono la notizia e “Il Lamone”, periodico della stampa faentina, scrisse: Alla memoria sua ci inchiniamo reverenti, deponendo sulla sua fossa un ramo di quell’edera che simboleggiava la sua fede, ed ai congiunti e alla moglie e figli, che da pochi mesi risiedono qui a Faenza, esprimiamo i sentimenti della cordoglianza più sentita. Aldo Spallicci, suo amico e compagno politico, al momento della sua “vera” morte nel 1962 scrisse: I settimanali repubblicani dell’agosto 1918 avevano pubblicato un commosso necrologio di Lui […]. Aveva quindi avuto in sorte di sentirsi commemorato in vita e di leggere le parole che gli amici gli avevano dedicato come se fosse stato nei regni dell’oltre tomba. 

Scappò dalle prigioni tedesche, ma fu ripreso e nuovamente imprigionato. Poi il ritorno a casa, l’incontro con la famiglia e con gli amici che lo avevano pianto e infine la ripresa delle sue attività lavorative e politiche. Repubblicane. Nel 1929 fu sospeso dal lavoro e dallo stipendio dal podestà di Dolo perché non volle partecipare ad una manifestazione del regime che si era svolta in una chiesa.

I diari di guerra di Alfredo Ortali. Raccolta E. Ortali

Alfredo Ortali morì a Forlì nel 1962. Aldo Spallicci nel lungo articolo col quale salutò l’amico sulle pagine de “Il Pensiero Romagnolo” scrisse: Un popolo e un partito che può contare su uomini della tempra di Ortali, è destinato ad essere l’eletto.

Il più giovane dei figli che Alfredo Ortali  lasciò per arruolarsi come volontario di guerra era Elvezio, nato nel 1914. Molti forlivesi  lo ricorderanno per essere stato per lungo tempo giocatore e capitano del Forlì calcio e successivamente presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio di Forlì. A lui è intitolato l’antistadio di via Campo di Marte. E’ alla scomparsa di quest’ultimo, che Ennio Ortali (figlio di Elvezio e quindi nipote di Alfredo) ha ritrovato i diari di guerra compilati dal nonno. In quelle sofferte pagine il militare forlivese motivò la sua coraggiosa scelta con queste parole: Parto con lo strazio nel cuore al pensiero della mia adorata famiglia, mi conforta solo il pensiero di dare un mio modesto contributo per la grandezza d’Italia, per la civiltà e per la libertà. Quei diari sono stati pubblicati nel 2008, a cura di Andrea De Bernardin, dall’editore Gaspari di Udine in un libro il cui titolo è: Dalla Romagna alla Marmolada per un Ideale Repubblicano.

La cartolina che erroneamente comunicava alla famiglia la morte di Alfredo Ortali. Raccolta E. Ortali

Il volontario forlivese è stato ricordato domenica 25 novembre 2018 nella sede del Municipio di Camponogara (VE), dove si è tenuta la quinta edizione della cerimonia di consegna dei “Gagliardetti della Memoria di Riviera al Fronte”,  che omaggia simbolicamente i reduci e i loro parenti per non dimenticare le storie di chi ha combattuto. Ad oggi sono stati ricordati più di 100 soldati nati o vissuti nella zona della Riviera del Brenta. Alfredo Ortali, quando partì volontario nel 1915, era dipendente del Comune di Dolo con le mansioni di archivista. Il riconoscimento è stato consegnato al nipote forlivese Ennio Ortali. Della vita di Ortali in trincea ha relazionato Gabriele Zelli nel corso di una conferenza tenutasi a Dolo sabato 24 novembre 2018.

Ennio Ortali mostra il gagliardetto consegnatogli dal Comune di Camponogara in omaggio al nonno Alfredo volontario nella Prima guerra mondiale. Alla sua sinistra Gabriele Zelli.

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