MADONNA DEL FANGO

di Marino Mambelli

La Madonna del fango. Acrilico su carta da disegno. Opera dell’artista forlivese Franco Vignazia.

La tragica alluvione che ha devastato Forlì e la Romagna nel maggio del 2023 ha dato origine a grandi iniziative benefiche e di volontariato. Sono sorti nuovi “miti” positivi come i Burdel de’ paciug (ragazzi del fango) e sono riemerse, proprio dal fango, la collaborazione, la fratellanza, l’accoglienza. Di questa significativa solidarietà è nata anche l’icona. E’ la Madonna del Fango, un’opera realizzata dall’artista forlivese Franco Vignazia, che il vescovo di Forlì e Bertinoro mons. Livio Corazza ha voluto benedire nella chiesa di San Benedetto, proprio in uno dei quartieri dove l’alluvione è stata più feroce.

Dal momento della sua pubblicazione sui social la Madonna del fango ha acquisito grande popolarità. Seguendo le numerose richieste l’immagine è stata poi protagonista di un percorso devozionale spontaneo che l’ha portata in pellegrinaggio in molte località. Scuole, chiese e persino luoghi molto lontani dal territorio forlivese hanno assunto l’opera quale simbolo di solidarietà e di speranza. Recentissima è l’iniziativa del vescovo di Forlì che, in occasione della Giornata mondiale della Gioventù, l’ha voluta con sé alle Indie, la famosa discoteca di Cervia.

L’opera non è nata da un progetto predefinito, ma è scaturita da una profonda riflessione su quanto l’artista aveva visto e sentito in quei giorni terribili. Andando ad aiutare amici alluvionati in via Gorizia – racconta proprio il maestro Vignazia – mi sono reso conto che Il fango aveva tolto il volto ad ogni cosa, ma ho anche capito che a vincere sarebbe stata la solidarietà.
Poi, in località Corleto, nella campagna tra Forlì e Faenza, dove si trova la casa dell’azienda di famiglia, sotto l’argine del Montone, alcuni vicini sono venuti ad aiutarci. Ci hanno raccontato che poco lontano una maestà (un pilastrino) ai bordi della strada si era salvata dalla furia dell’acqua e del fango. L’immagine della Madonna che si ergeva sui campi invasi dalla melma dava motivo di pensare che qualcosa di più grande esistesse. Un’anziana signora ha commentato l’evento con parole che mi hanno ispirato: “se ci stringiamo attorno a Lei abbiamo speranza”. Il quadro era già pronto nella mente dell’artista.

I colori sono quelli che hanno caratterizzato i giorni terribili. Il marrone, il grigio, il beige, il giallo, il verdastro. Ma negli occhi di Maria, anche se colmi di lacrime, c’è luce. La Madonna emerge dal fango e attorno a Lei si raccoglie la famiglia che viene abbracciata. Ci sono gli attrezzi dei volontari: il badile e lo spingi acqua. E altre persone si avvicinano. Anche loro si stringono nell’abbraccio. E’ stata un’esperienza unica – sottolinea Vignazia -. Ora la Madonna del fango non è più mia, ma di tutte le persone.

A Lugo è stato realizzata una proiezione dell’immagine in occasione della messa dei volontari. In Costa d’Avorio, Marco Cannareci, sacerdote di Forlimpopoli della Comunità missionaria di Villaregia, ha creato una preghiera ispirandosi alla Madonna forlivese. Testimonianze certe la raccontano presente anche in Afghanistan e una poesia in dialetto romagnolo è stata scritta per Lei da Fabio Turchi.

Il maestro Franco Vignazia con la Madonna del fango. Oggi l’opera non è più “sua”, La popolarità l’ha trasformata in un’icona: un punto di riferimento di tutte le persone.

La Madonna del fango non è diventata il simbolo dell’alluvione, ma dello spirito di fraternità, accoglienza e solidarietà che la combatte. In tutto il Mondo.

Preghiera
di Marco Cannareci

Ave Maria, nostra Signora del fango. Tu hai sperimentato la precarietà quando, nella stalla di Betlemme, hai dato alla luce il tuo Figlio Primogenito. Tu sai cosa significa scappare nel bel mezzo della notte e lasciare tutto, perché hai affrontato il viaggio in Egitto con Giuseppe e Gesù, per sottrarvi all’ira di Erode. Svariate volte tu e Giuseppe avete dovuto ricominciare da zero, per continuare a custodire il Figlio di Dio che vi era stato affidato. Solo tu sai cosa ha significato la vita in Egitto e il ritorno a Nazareth; solo tu puoi dire come è stato accompagnare Gesù fino alla croce e lì, tra le lacrime, ricevere come figlio il discepolo amato e, in lui, tutti i discepoli del tuo Figlio. Guarda – te ne preghiamo – la nostra terra e il nostro popolo, che sperimenta la precarietà e la voglia di ricominciare; che si rimbocca le maniche e, con il badile in mano, canta in mezzo al fango; che accoglie l’aiuto generoso di quanti si fanno compagni di strada per alleviare, anche solo per un attimo, le ferite di questa immane tragedia. Maria, nostra Signora del fango, ottieni per noi, e per tutti i tuoi figli, quella stessa forza che ti ha sostenuta durante tutta la tua vita: consola le lacrime di chi ha perso tutto e intercedi perché abbiamo sempre la forza di ricominciare e di costruire un mondo sempre più giusto e solidale. Amen

Madonna de fang
di Fabio Turchi

Se t’at sluntan da ca’ — Se ti allontani da casa
e tvé vers a Sc-iavanì — e vai verso Schiavonia
l’aqua l’à lassè una melma grisa — l’acqua ha lasciato una melma grigia
cla sguella da tot i cant — che scivola da tutte le parti
e int’e’ badil un gn’armesta gnit — e nel badile non ne rimane nulla
e iccié tot impaciarè e cioss — e così tutti infangati e sporchi
cme e’ bachet de’ pulèr — come il bacchetto del pollaio
a T’incuntrén in chèv a la strè — Ti incontriamo in cima alla strada
tr’al mocci ‘d materess e armeri sc-anté. — tra le macerie di materassi e armadi rotti.
T’as aspett, t’as abrèzz e t’as bès – Ci aspetti, ci abbracci e ci baci
cme ‘na mama cun i su fiul — come una mamma con i suoi figli
e scrichè a te at cunsignèn al fadighi de’ dé: — e noi stretti a Te ti consegniamo le fatiche del giorno:
dla vcina cla pienz cun i occ smarì, — della vecchina che piange con gli occhi smarriti,
da cl’umon grand cun i occ sbaré — di quell’uomo grande con gli occhi sbarrati
che e zira in tond e zerca la ca’ cl’an gnè piò — che gira in cerchio e cerca la sua casa che non c’è più,
da cla sgnora che insdè int la porta ‘d ca’ — di quella signora che seduta davanti la porta di casa
cun al man ciossi tra i cavell bianc… — con le mani sporche tra i capelli bianchi…
la pienz! — piange!
Gniquell l’è int’al Tu man — Tutto è nelle Tue mani,
Gniquell l’è pardunè — tutto è perdonato
Ogni miseria ad stè dé la jé int’al Tu brazi! — ogni miseria di questo giorno è già nelle Tue braccia!
Tci la mama de’ mi Signor! —Sei la mamma del mio Signore!

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