L’arola, urola o irola (rola, irola, irola de fug) è il nome dialettale della base del focolare sotto il camino, il piano dove si cuociono gli alimenti e intorno al quale ci si intrattiene. o forse è meglio dire ci si intratteneva, per scaldarsi e conversare.
L’arola come aiuola del fuoco (irola de fug) trarrebbe origine dal latino areola, piccolo cortile, appunto aiuola, derivazione di area, spazio libero, superficie piana. Ma l’origine più giusta parrebbe quella dal latino ara, altare, da cui arula, piccolo altare. Ed ecco che l’arola assume nella casa una sorta di ruolo divino, non tanto inteso come focolare della divinità, ma piuttosto come sacro simbolo familiare, rifugio, riparo, casa. Particolarmente rappresentativo di quest’ultima interpretazione è il detto romagnolo: A j’ho la moj ins l’urola. Ho la moglie sull’urola del focolare. Con questa frase l’antico contadino voleva dire: Ho la moglie con le doglie. Perchè era usanza che la moglie aspettasse il marito seduta sul bordo del focolare per dirgli al suo ritorno di andare a chiamare la levatrice, la mamana.
da La Piada
di Giovanni Pascoli
Il poco è molto a chi non ha che il poco:
io sull’arola pongo, oltre i sarmenti, i gambi del granoturco, abili al fuoco.
da La Piè (Il pane dei poveri)
di Marino Moretti
La vecchia s’appressò al camino solennemente come il sacerdote all’altare, preparò le tre pietre che dispose a triangolo sull’arola alta, sotto la cappa: erano le tre pietre affumicate che dovevano reggere il testo.
Il Comune di Forlì ha dedicato alla “arola” una via nel quartiere San Martino in Villafranca. Nomenclatura – si legge nei vecchi documenti toponomastici – intesa a conservare e a raffigurare i nomi che rappresentano cose e funzioni caratteristiche di un villaggio.