LA STATUA DI FORLI’ AL FORO ITALICO

di Marino Mambelli

Foro Mussolini (Foro Italico) dettaglio dello Stadio dei Marmi con le statue offerte dalle province italiane. Cartolina d’epoca. Raccolta privata.

C’è una statua nello Stadio dei Marmi del Foro Italico (già Foro Mussolini), che rappresenta Forlì. E’ il Giocatore di pallone a bracciale (il pilibulus) che la Provincia offrì per la realizzazione del sontuoso progetto di Enrico Del Debbio, il grande architetto del regime che operò anche a Forlì per Onb (Opera Nazionale Balilla). Tutte le statue che coronano la spettacolare gradinata di marmo di Carrara furono offerte dalle province italiane, ognuna di esse raffigura uno sport. Ravenna è rappresentata da un arciere, Siena da un discobolo, Macerata da un lanciatore del peso…

Il “Polibulus”, ovvero il giocatore di pallone a bracciale che rappresenta la provincia di Forlì allo Stadio dei Marmi a Roma. Ai suoi piedi il direttore di Forlipedia: Marino Mambelli.

E’ idea diffusa che quel possente Polibulus, che nella mano destra stringe il bracciale dentato, sia opera del Forlivese (nato a Ghedi) Bernardino Boifava, ma non è così. Nella storia del Polibilus c’è un’apparizione dell’artista forlivese, ma la realizzazione dell’opera fu del perugino Aroldo Bellini. Anche chi azzarda che l’esecuzione del Bellini fu ispirata dal modello in gesso del forlivese, cade in inganno. Il modello che Boifava realizzò era molto diverso dalla statua compiuta dall’artista perugino. Sia nella postura che nell’atteggiamento. Insomma, Bernardino Boifava nulla ha a che fare con la statua che troviamo allo Stadio dei Marmi.

La vicenda è però molto interessante, come la maggior parte delle storie legate al caparbio e talentuoso Bernardino Boifava. Lo scultore fu incaricato dall’Opera Nazionale Balilla di Forlì di realizzare un modello che rappresentasse uno sport locale da inviare a Roma. E lo scultore creò il Polibulus: un lavoro pregevole realizzato nella chiesa sconsacrata di San Salvatore in Vico trasformata da pochi anni in uno studio artistico. Pochi giorni prima del giudizio della commissione, precisamente nel marzo del 1930, “Il Giornale d’Italia” pubblicò sulla cronaca di Roma le immagini di alcuni modelli in gesso che gli artisti avevano inviato al concorso. Tra queste appare il Polibulus di Bernardino Boifava. Quindi c’è la certezza che la statua in gesso arrivò a Roma. La stessa stampa romana indicò quale sarebbe stata la composizione della commissione giudicatrice, si tratta di un gruppo di personaggi di grande rilevanza politica e critica: on. Renato Ricci, sottosegretario all’Educazione Fisica e Giovanile; principe Francesco Boncompani Ludovisi, governatore di Roma; Adolfo Wildt, accademico d’Italia; Roberto Paribeni, accademico d’Italia; on. C. E. Oppo, segretario generale del Sindacato Nazionale Fascista Artisti; prof. Enrico Del Debbio, architetto del Foro Mussolini.

Alcuni modelli in gara per il Foro Mussolini. Immagine tratta da “Il Giornale d’Italia” 1930. Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.
Il Polibulus (giocatore di pallone a bracciale). Modello in gesso che Bernardino Boifava preparò per lo Stadio dei Marmi di Roma.

Nonostante la pubblicazione sul giornale il gesso di Boifava non venne scelto. Non piacque? Non identificava sufficientemente gli ideali fascisti? O era lo scultore a non essere abbastanza gradito? Comunque fosse, la statua che rappresentava la provincia Forlì fu eseguita da Aroldo Bellini e l’autore diede alla figura del giocatore di pallone a bracciale sembianze completamente diverse da quelle ideate dal forlivese. Diverse e non certamente eccelse. Bellini, oltre a realizzare una dozzina di statue in marmo, creò per il foro Mussolini anche le bellissime sculture in bronzo che rappresentato i lottatori. Dal regime il Bellini ottenne anche l’incarico di eseguire la statua italiana più grande di sempre: il gigantesco monumento al duce di cui l’artista riuscì a completare un piede e la testa.

Angelo Bonini, che ha avuto l’opportunità negli anni Ottanta di consultare le carte della famiglia Boifava, racconta che, dopo il concorso, la scultura dell’artista forlivese si perde nei meandri del Ministero della Educazione Nazionale e, malgrado le ricerche intraprese con la mediazione dell’amico Arturo Marpicati (ghedese membro del direttorio nazionale del partito fascista nda), non viene più ritrovata. Se ne troverà una copia, una brutta copia malamente falsificata, giunta inspiegabilmente presso il Comitato provinciale dell’Opera Nazionale Balilla di Carrara. Lo testimonia una lettera del presidente dell’Onb Carrarese inviata alla presidenza centrale della Onb di Roma nel 1931. Un’opera che Boifava non ritirerà mai, non riconoscendola come propria.

Il video che segue è stato incorporato dal canale YouTube dell’Istituto Luce di Roma.

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Un ringraziamento particolare al professor Angelo Bonini, a Davide Scarpella, alla Biblioteca di Ghedi, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma.

Bibliografia:
Angelo Bonini e Luciano Spiazzi. Bernardino Boifava scultore. Edizione speciale Gaydum. Comune di Ghedi, Provincia di Brescia, 1988.
Paola Saiani. Bernardino Boifava. In: Personaggi della vita pubblica di Forlì e circondario. A cura di Lorenzo Bedeschi e Dino Mengozzi. Istituto di Storia dell’Univesità di Urbino. Edizioni Quattroventi, 1996.
Il Giornale d’Italia 1930.

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