FORLI’, 30 LUGLIO 1938: L’INFAME DATA DEL RAZZISMO

di Marino Mamnbelli

Benito Mussolini al “Campo dei Graduati Avanguardisti”. Forlì, 30 luglio 1938. Foto tratta da “Il Popolo di Romagna”.

Il drammatico percorso che condusse l’Italia alle leggi razziali passò anche da Forlì. Nella città del duce fece registrare una tappa decisiva che, per l’enorme significato propagandistico e storico, fu celebrata con l’intitolazione di una via: la via 30 luglio Millenovecento38. Il Millenovecento38 fu l’anno in cui il razzismo diventò Legge. E proprio a Forlì, proprio in quel 30 luglio, venne resa pubblica la più sconcertante delle decisioni: Nella questione della razza – sentenziò il duce vestito di bianco – noi tireremo diritto. Fu una dichiarazione dal peso umano incalcolabile.

La famigerata rivista “La Difesa della Razza” edita a partire dal 1938. Copertina del primo numero.

La progressione. Il 14 luglio 1938 Il Giornale d’Italia pubblicò un articolo dal titolo: Il Fascismo e i problemi della razza. Fu il primo documento ufficiale del razzismo fascista. All’interno portava il famigerato Manifesto degli scienziati razzisti redatto, stando alle fonti ufficiali, da un gruppo di docenti delle università italiane che, sotto l’egida del Ministero della Cultura Popolare, aveva incontrato Achille Starace e aveva fissato le basi del razzismo di Stato. Dai diari di Galeazzo Ciano si apprenderà poi che il testo fu compilato per la quasi totalità da Mussolini stesso.

Quella pubblicazione su Il Giornale d’Italia fu il primo segnale d’allarme per gli ebrei italiani. A quanti potessero provare ad opporsi, Mussolini rispose categoricamente da Forlì: noi tireremo diritto. Pochi giorni dopo l’esternazione forlivese, precisamente il 5 agosto 1938, uscì il primo numero della rivista La Difesa della Razza, un quindicinale violentemente antisemita diretto dall’intellettuale fascista Telesio Interlandi. Questa rivista nasce al momento giusto – scrisse il direttore sul primo numero -. La prima fase della polemica razzista è chiusa, la scienza si è pronunciata, il Regime ha proclamato l’urgenza del problema. La pubblicazione beneficiò di importanti finanziamenti e dell’appoggio incondizionato del ministro dell’educazione Bottai.

A partire dal 5 settembre, Vittorio Emanuele III cominciò a firmare i regi decreti voluti da Mussolini per la difesa della razza togliendo di fatto agli ebrei ogni diritto. L’Ufficio centrale demografico fu trasformato in Direzione generale per la demografia e la razza. Era iniziata la collaborazione che avrebbe condotto allo sterminio di massa teorizzato da Hitler.

Ma torniamo in Romagna. Il fascismo forlivese, dunque, visse una gloria tutta “personale” attorno a quell’infame data del 30 luglio anno XII dell’era fascista e alla storica dichiarazione. L’esternazione di Mussolini non fu un evento estemporaneo come il contesto poteva far pensare, ma un avvenimento puntualmente organizzato da Achille Starace, sostenitore della politica razziale, che aveva convocato la stampa nazionale e molte personalità di altre regioni. Ecco la cronaca di quel giorno tratta da La Stampa che, assieme al Il Giornale d’Italia, il 31 luglio pubblicò l’avvenimento:
Forlì, 30 luglio. Stamane, alle ore 8, il Duce è disceso dalla Rocca delle Caminate a Forlì per visitarvi il Campo dei Graduati Avanguardisti. Erano ad attenderLo all’ingresso del Campo il Ministro Segretario del P.N.F., il Prefetto e il Federale di Forlì, il Comandante del Campo, altre autorità cittadine e un folto gruppo di Federali dell’Alta Italia. Dopo essersi intrattenuto coi Federali di Trieste, Gorizia, Udine, Modena e Bolzano, il Duce ha assistito allo sfilamento dei reparti al passo romano di parata perfettamente eseguito. Prima di lasciare il Campo, il Duce ha riunito attorno a Sé il gruppo dei Federali e ha detto loro queste testuali parole: «Sappiate ed ognuno sappia che anche nella questione della razza noi tireremo diritto. Dire che il Fascismo ha imitato qualcuno o qualcosa è semplicemente assurdo». Il Duce si è quindi recato al vicino Campo di aviazione, e, pilotando il Suo trimotore, ha sorvolato il litorale adriatico.

Benito Mussolini al “Campo dei Graduati Avanguardisti”. Forlì, 30 luglio 1938. Foto Guf tratta da Il Popolo di Romagna.

Su Il Popolo di Romagna il commento alle parole del duce è del successivo sabato 8 agosto. Nell’articolo, firmato con lo pseudonimo Rusticus, si legge tra l’altro: Il problema della razza è stato posto in primo piano dalle parole inequivocabili del Duce […] Fascismo e razzismo, checché si possa pensare, nacquero insieme: lo confermano i discorsi del Duce e l’opera immane del Fondatore dell’Impero. Il 17 settembre lo stesso giornale forlivese tornò sull’argomento, questa volta per celebrare la sostituzione di un toponimo stradale nel centro storico di Forlì: La via dei Giudei non è più! – annunciò – Il podestà avv. Panciatichi ha ottenuto l’autorizzazione di cambiare il nome di via Giudei in via Trenta luglio XVI, data in cui il Duce, nella nostra città, durante la visita al VI campo allievi capi centuria “Sandro Mussolini” pronunziava, diretto ai federali presenti, le decisive e definitive parole in ordine alla questione della Razza. Nell’occasione della nuova intitolazione fu intimata la ripulitura di numerosi edifici nella stessa via. Così, per celebrare il passo decisivo verso le leggi antisemite, si diede luogo allo sterminio della memoria: il toponimo che ricordava gli ebrei venne sostituito con quello che negava loro ogni diritto. Fu un antefatto agghiacciante.

Nel dopoguerra furono abrogate le leggi razziali e si mise mano alla Toponomastica per sostituire i nomi stradali legati all’era fascista. Anche a Forlì l’operazione fu consistente. In una relazione del 1950 la commissione toponomastica descrisse la sostituzione della targa XXX luglio con quella dedicata a Sara Levi Nathan. Ecco il testo, per altro poco comprensibile: Via Sara Levi Nathan, già dei Giudei, all’attuale XXX luglio a titolo di ripristino del nome conferito in precedenza. La denominazione dell’antica via Giudei alla infausta data che dava inizio alla rinnovata persecuzione antisemitica, non corrisponde ai sentimenti dell’Italia Repubblicana. I motivi della sostituzione furono sicuramente nobili, ma perché non decidere di ripristinare la memoria riproponendo il nome di via Dei Giudei? Per ricordare che in quei luoghi, già dal XIII secolo, era presente la comunità ebraica. Il luogo non era un ghetto, piuttosto una giudecca, cioè una zona in cui gli ebrei si concentravano spontaneamente. Oggi la individueremmo tra le vie Caterina Sforza, Porta Merlonia e Sara Levi Nathan (Dei Giudei). Proprio in quest’ultima, in una casa privata, era allestita la sinagoga. In un atto del 1466 l’abitazione risulta essere di proprietà di un certo Manuele di Aliuzio, originario di Ancona. La cappella era provvista di sete, broccati, vasi, libri e lampade d’argento.

E Sara Levi Nathan? Ebrea, grande mazziniana, patriota. Da onorare certamente. Ma il ruolo della toponomastica è innanzitutto quello di mantenere la memoria dei luoghi. La grande italiana sarebbe stata comunque celebrata se la sua targa commemorativa fosse stata applicata in un’altra via. Magari più importante.

Oggi Forlì ha un percorso espositivo in palazzo Romagnoli che porta il titolo di Forlì ebraica. E’ vero. Ma noi pensiamo che la città conservi, toponomasticamente parlando, un vecchio debito nei confronti di un luogo e di una comunità. Un debito contratto nel lontano 1938 e non ancora completamente sanato.

L’artista riminese Eron (Davide Salvadei), in occasione dello Street Art Festival Forlì 2018, una manifestazione dedicata alla Costituzione italiana, ha realizzato una straordinaria opera d’arte a poca distanza dall’antica via Dei Giudei. I panni stesi del murale di vicolo San Domenico rappresentano la famiglia ma, trovandosi ai limiti dei luoghi già abitati dagli ebrei, Eron ha voluto impreziosire il suo capolavoro con un tocco di genialità.

L’artista riminese Eron (Davide Salvadei) realizza il murale dedicato alla famiglia in via San Domenico a Forlì. Foto Forlipedia. 2018.

Bibliografia:
La Stampa, 31 luglio 1938.
La Difesa della Razza, 5 agosto 1938.
Il Giornale d’Italia, 31 luglio 1938.
Il Giornale d’Italia, 14 luglio 1938.
Il Popolo di Romagna, 6 agosto 1938.
Il Popolo di Romagna, 17 settembre 1938.
Municipio di Forlì. Elenco generale delle Strade e Piazze della Città di Forlì. Tipografia Lit. Democratica. Forlì, 1899.
Municipio di Forlì. Commissione Comunale per la Toponomastica. Relazione. 1950. Dattiloscritto.
Verbali della Commissione 1932 – 1972.
Vladimiro Flamigni, Fabrizio Monti, Elena Paoletti (a cura di) Resistenza Mappe. Percorsi dedicati alla memoria della Resistenza a Forlì.
Mauro Canali. Starace Achille. Treccani. Dizionario Biografico degli Italiani. Giorgio Israel. Il documento: Il fascismo e i problemi della razza del luglio 1938. La Rassegna Mensile di Israel, Vol. LXXIII, n. 2, maggio-agosto 2007
A.V. L’abrogazione delle Leggi Razziali in Italia. Senato della Repubblica. Biblioteca Italia, 2018.
A.V. Il Manifesto degli scienziati razzisti (1938). Servizio Studi, Documentazione e Biblioteca. 2018.

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