LA CHIUSA DI CALANCO

La chiusa di Calanco sul fiume Rabbi, punto d’inizio del canale di Ravaldino. Fronte sul fiume.

Nei pressi di San Lorenzo in Noceto, in località Calanco, ha origine un canale che attinge acqua dal fiume Rabbi. Il suo tracciato a cielo aperto raggiunge il centro di Forlì e lo attraversa con un percorso sotterraneo per poi dirigersi verso Coccolia, in comune di Ravenna, dove confluisce nel fiume Ronco dopo aver percorso circa 20 chilometri. Si tratta dell’antico canale dei Molini, oggi denominato Canale di Ravaldino, ma a volte parzialmente individuato con il toponimo del luogo che attraversa come, ad esempio, canale di Roncadello e canale Della Grata. La sua realizzazione si fa risalire al XII secolo. L’acqua del fiume confluisce nell’alveo creato dall’uomo grazie ad una chiusa che regola l’afflusso delle acque: la chiusa di Calanco.

In origine la chiusa era posizionata più a valle, a San Martino in Strada, e solo successivamente venne spostata nella posizione attuale. Nel 1431 era ancora situata a San Martino: i cronisti raccontano infatti della sua distruzione, causata da una piena del fiume, e della sua quasi miracolosa sistemazione effettuata da due giovani forlivesi che operarono in condizioni disperate. Sante di Megello da San Martino e Fabrino da Forlì, inizialmente snobbati e quasi derisi, entrarono nella leggenda per lo straordinario risultato e oggi vantano l’intestazione di una via proprio a San Martino in Strada.

Una piccola “diga” sul fiume consente l’innalzamento del livello dell’acqua in corrispondenza della chiusa di Calanco. Parte delle acque viene in questo modo derivata nell’alveo del canale, mentre la parte non derivata prosegue il suo percorso originario nel fiume attraverso un piano inclinato: lo stramazzo. La parete della chiusa che si affaccia sul fiume è realizzata in mattone faccia a vista e mostra due aperture ad arco che alloggiano montanti laterali provvisti di scanalature. In quelle scanalature scorrono le paratie a saracinesca in legno azionate mediante un sistema di sollevamento con volante a vite.

La chiusa e i primi metri del canale di Ravaldino.

L’impianto di regolazione a volante, che sta sopra le saracinesche, è sistemato all’interno di una piccola costruzione, il caminello. Nelle vicinanze è posta l’abitazione del sorvegliante: il chiusarolo.
Nel primo tratto del canale, subito a valle della chiusa, è presente un sistema di sicurezza costituito da un canaletto laterale dotato di apertura, anche questa a saracinesca, che regola l’uscita del troppo pieno. La sicurezza viene azionata manualmente nel caso in cui fosse stata convogliata acqua in eccesso nel manufatto. Il tropo pieno riporta l’acqua al fiume a valle dello stramazzo.

Il Comune di Forlì è proprietario della chiusa e del canale dal 1976 avendo acquisito l’intero complesso dalla società Eridania Zuccherifici Nazionali con sede in Genova. In precedenza la proprietà dell’immobile fu dell’Unione Molini di Ravaldino. La via grazie alla quale si arriva alla casa del chiusarolo e alla chiusa di Calanco è la via Chiusarola.

 

 

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