CA’ OSSI BASKET

Torneo parrocchiale 1966. Da sinistra in piedi: Rossi (pivot della serie A preso in “prestito”), Marisi, Gardelli, Maltoni, Bendandi, Ridolfi. Sotto: Rosetti, Selvi (allenatore), Bresciani, Cicognani, (?), Valdemaro. Gli atleti con la canotta “Becchi” si allenavano già con la prima squadra forlivese. Raccolta Gardini.
Ugo Gardini, figura storica del Ca’ Ossi Basket Forlì, in una foto di qualche anno fa.

Il Ca’ Ossi Basket è una società sportiva tra le più longeve e attive dell’intero panorama forlivese e romagnolo. La sua storia è la storia di tantissimi giovani che hanno trovato nel basket un luogo di aggregazione e confronto. Per alcuni di loro fu anche la base di partenza per importanti successi sportivi.

Anno 1964: Ca’Ossi, anzi “Caiossi”, da “ il villaggio” fra campagna e periferia sta trasformandosi in zona di tumultuosa espansione edilizia. Si realizzano o si asfaltano nuove strade, si lottizzano terreni agricoli, crescono come funghi nuove case, anzi “palazzoni”. In questo contesto la giovane parrocchia di S. Pio X è forse l’unico centro di aggregazione sociale.

Il dinamico parroco don Cani si rende conto che i giovani hanno bisogno di attività ricreative educative ma anche sportive. Nella zona ancora non esistono spazi pubblici, né impianti sportivi di alcun genere; la parrocchia ha a disposizione uno spazio minimo sul retro della canonica che si cerca di ampliare, ma senza risultato. Non è possibile praticarvi il calcio, nemmeno in forma ridotta. L’idea fu quindi di svolgervi un’attività che avesse bisogno di spazi minori.

Una formazione storica del Ca’ Ossi Basket. Da sx in piedi: Marisi, Fardelli, Rosetti, Maltoni, Rossi. In basso: Bresciani, Valdemaro, Selvi (allenatore), Ridolfi.

Marino Bartoletti, sullo Year Book della società realizzato nella stagione 2005-2006, ricorda: Avevamo quindici anni. Si parlava del nostro primo anno di superiori, delle morose che non avevamo, di calcio e di tennis. Soprattutto di tennis, visto che all’oratorio di Ca’ Ossi la disciplina di moda era quella della racchetta. […] Venne fuori che che l’Arciprete di Ca’ Ossi aveva preso una strana decisione: quella di convertire il campo da tennis dell’oratorio in campo da basket. […] Porfirio (Marisi) la prese malissimo. E disse “Io a basket non giocherò mai”. Inutile dire che Ugo Gardini riuscì subito a fargli amare quello sport. Per fortuna: Marisi diventerà un grande giocatore-

Il basket era uno sport emergente, poco praticato in città, ma ben conosciuto dagli studenti universitari che frequentavano Bologna,  città dove aveva uno sviluppo coinvolgente. Il boom economico non si era ancora fatto sentire, gli enti pubblici non si erano ancora resi conto di queste problematiche, insomma niente risorse. E allora i canestri vengono costruiti artigianalmente, il terreno non può essere asfaltato, e allora viene rullato e lisciato dai ragazzi stessi per renderlo adatto al rimbalzo della palla.

Sembrava un’iniziativa senza futuro, ma non fu così. Ci si mosse nel modo giusto: prima di tutto una accurata formazione dei tecnici. Ugo Gardini e Silvano Selvi si resero disponibili a frequentare corsi di addestramento a livello nazionale per acquisire la corretta didattica dei fondamentali di uno sport non intuitivo come il calcio, ed un gruppo di ragazzi si appassionò ed applicò con entusiasmo.

Uno dei loghi utilizzati dal Ca’ Ossi basket nella sua lunga storia sportiva e sociale.

I risultati sportivi non tardarono ad arrivare: subito a livello locale, ma poi anche a livello provinciale e regionale. Ad alcuni ragazzi si aprirono presto le porte di una carriera a livello agonistico semi professionale: Pierangelo “piccolo” Rosetti e Adolfo “Porfirio” Marisi su tutti. Altri, anche grazie a queste esperienze, acquisirono personalità, equilibrio e maturità. Come non ricordare, ad esempio, i  futuri stimatissimi medici, Ivano Maltoni e Ruggero Ridolfi, leader carismatici ed appassionati protagonisti di quegli anni.

Le difficoltà certo non mancarono. La miopia della maggior società cestistica cittadina, che “saccheggiò” il fiorente vivaio senza provvedere a garantirne il futuro, e soprattutto la tragica scomparsa di don Giovanni Cani che avvenne nel 1966, sembrò porre fine all’iniziativa. Ma non fu così; ormai il seme era stato gettato. Dopo alcuni anni di letargo l’attività riprese anche se ormai fuori dall’ambito strettamente parrocchiale e gradualmente anche di quartiere.

Il basket Ca’Ossi tornò a formare schiere di giovani atleti, ad ottenere risultati di prestigio a livello giovanile regionale e addirittura alcune qualificazioni a finali nazionali di categoria. Partecipò inoltre a campionati nazionali senior di serie C per tutti gli anni 90.

Ma i risultati non furono solo tecnici: se la pallacanestro a Forlì è diventato lo sport più seguito ed amato certamente un grande contributo va riconosciuto al Basket Ca’Ossi e al grande lavoro di divulgazione sportiva che ha svolto negli oltre 50 anni di attività. Tuttora lo Junior Ca’Ossi Basket, stretta emanazione della società originaria, vanta centinaia di praticanti dai sei ai diciotto anni e resiste alla crisi economica che ha messo in difficoltà tante altre società sportive.

Lo Yearbook 2018-2019 della società sportiva Ca’ Ossi Basket di Forlì.

Questa voce di Forlipedia, l’enciclopedia del territorio, non sarebbe stata possibile senza l’aiuto di Ugo Gardini.

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