
Nel quartiere Ravaldino di Forlì una strada porta il nome di via Bella. La denominazione non appare sulla mappa napoleonica, ma poi la incontriamo nel successivo Catasto Pontificio. Sparisce con l’Elenco Generale delle Strade e Piazze della Città di Forlì del 1899, per poi riapparire con una Commissione Toponomastica del 1932.
Pare fosse uno dei tanti toponimi legati alla tradizione e conservato nel tempo per la memoria dei posteri. L’aggettivo bello, entra nella formazione di moltissimi toponimi di Romagna. Ne elenca alcuni il Polloni: Belfiore (Forlì), Bellariva (Rimini), Belvedere (Cesena, Faenza, Imola, Modigliana…). Ma sui registri toponomastici foerlivesi leggiamo: nome forse acquisito dalla famiglia Belli che possedeva una casa di fronte, in corso Diaz.
Sigismondo Marchesi, cronista secentesco, ricorda un de’ Belli nel 1530: Entrò li 20. di Giugno con huomini à piedi, e à cavallo il Capitano Bello de’ Belli, e fcorfa la piazza fi voltò contro le cafe de Numai armate d’alcuni Gibellini… Nella storia che lega Napoleone a Forlì, incontriamo frequentemente un Luigi Belli, ma non per le sue attività politiche. Belli acquistò dal Demanio un ingente numero di complessi religiosi soppressi: Sant’Antonio Nuovo, la vecchia chiesa di San Biagio, il monastero di Santa Chiara, San Francesco Grande (attuale mercato coperto di piazza Cavour)… Vennero atterrati i campanili, demoliti gli altari e gli ambienti sgombri dagli arredi divennero magazzini, fabbriche, allevamenti.