L’archivio Famiglia Santarelli fa parte del patrimonio culturale della biblioteca Saffi di Forlì. Il Comune lo ha acquisito in seguito all’estinzione dell’ASP OASI avvenuta in esecuzione alla deliberazione della Giunta regionale n.953 del 2005. Nello specifico l’articolo 3 del dispositivo recita: di disporre altresì il trasferimento al Comune di Forlì del complesso della documentazione e dell’archivio dell’ASP. La parte relativa agli immobili è stata depositata presso l’Ufficio Patrimonio, quella di natura economico/finanziaria è passata agli Uffici di Ragioneria, mentre il resto dei documenti è stato collocato e inventariato nella biblioteca Saffi col titolo di “Archivio Famiglia Santarelli”.
L’archivio, che era depositato nei locali dell’asilo Santarelli di via Caterina Sforza, oltre alle carte che scandiscono la storia dell’istituzione “benefica”, comprende numerosi documenti non legati all’attività “istituzionale”: troviamo infatti carteggi legati alla famiglia sin dal ‘700. Un esempio: nel 1793 Antonio Francesco Santarelli chiede al Papa Pio VI l’autorizzazione a leggere libri proibiti (filosofia e teologia). Nel ricco carteggio si incontrano però anche documenti tecnici come informazioni sugli asili rurali o vecchie notizie sul personale.
Di grande interesse sono anche gli Album fotografici che, nelle pagine più importanti come le inaugurazioni dell’asilo da parte di Donna Rachele e della regina Elena, contengono fotografie realizzate dal grande fotografo forlivese Edgardo Zoli.
ASP è l’acronimo di: Aziende pubbliche di Servizi alle Persone. Le ASP, aziende di diritto pubblico dei Comuni, sono nate in sostituzione delle IPAB (Istituzioni Pubbliche di Assistenza e Beneficenza) per dar seguito al riordino delle Istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza.
OASI è l’acronimo compresso di: Azienda Orfanotrofi ente Asilo Santarelli Servizi con e per l’Infanzia e le famiglie. L’OASI era quindi il raggruppamento delle Istituzioni assistenziali del territorio forlivese la cui storia, racchiude il Santarelli, l’ente Orfanotrofi, le Opere pie e altre realtà “pubbliche” e private la cui storia conduce fino al XIII e alle confraternite dei “Battuti”. In particolare a quella dei Battuti bianchi la cui assistenza era dedicata soprattutto ai bambini abbandonati.