CENACOLO ARTISTICO FORLIVESE

di Marino Mambelli

“Inaugurazione del Cenacolo Artistico di Forlì, XX novembre 1920”. Cartolina commemorativa realizzata da Luigi Galotti. Incisione zincografica. Raccolta privata.

A Forlì da qualche tempo ha vita un Cenacolo Artistico del quale, uniti da raro spirito di fratellanza e d’amore, fanno parte senza alcuna distinzione tutti i pittori e gli scultori della città (e qualche elemento eterogeneo, la cui funzione resta ancora da conoscere). A descrivere con queste sagaci righe il Cenacolo Artistico Forlivese sulla rivista Riviera Romagnola nel 1922 è G. Cesare Albonetti che del sodalizio culturale era il segretario. L’Albonetti cosi continua: Al suo sorgere si è posto un programma d’arte e di valorizzazione che non solo è altamente commendabile, ma è rincuorante pel fatto che mai, se la memoria non mi falla, dal giorno dell’Unità d’Italia, nella nostra trasandata città si era pensato di gettare le basi di una istituzione culturale od artistica, che in un tempo fosse propugnatrice d’arte purissima e propagatrice di severi studi delle più disparate dottrine e valorizzatrice di quelle forze locali tenutesi sempre nascoste…

Il Cenacolo Artistico Forlivese, sodalizio artistico culturale sorto grazie alla volontà e alla vitalità del pittore Giovanni Marchini, fu attivo tra il 1920 e il 1928 ed ebbe sede in uno dei due padiglioni della barriera Vittorio Emanuele. Ma cogliamo da La Pié del gennaio/febbraio 1971 la testimonianza di Umberto Zimelli, uno dei protagonisti della sua fondazione e della sua attività: Quasi tutti ormai in congedo (dalla prima guerra mondiale nda), o in attesa, in gran parte ancora vestiti da soldato… Eravamo inoltre tutti quanti bellamente disoccupati. I più disoccupati eravamo naturalmente noi del gruppo artisti (pittori e scultori) i più difficili da inserire nella difficilissima nuova impresa economica del dopoguerra. Eppure tra una privazione e l’altra qualcosa riuscimmo a combinare. Nel salottino del Caffè Laghi ci demmo da fare; discutemmo molto e con la guida di Marchini, che riuscì ad accaparrarsi la benevolenza dell’allora Sindaco di Forlì onorevole Gaudenzi, ottenemmo il padiglione di destra (uscendo dalla città nda) della barriera “Cotogni” per farne la sede del Cenacolo Artistico Forlivese. In attesa della sede… avevamo già un motto: ”Sub luce tua carpimus iter”. Si abbozzò anche uno statuto e debbo dire che fu studiato a lungo, giovandoci persino della consulenza di amici simpatizzanti, avocati, notai e altri professionisti sotto la direzione del nostro socio Avvocato Emidio Bissi, caricaturista senza pari e fabbricante di bellissimi giocattoli di cartapesta. Quando entrammo a prendere possesso dei locali destinati al Cenacolo, già eravamo virtualmente “Cenacolisti”con tanto di Statuto approvato all’unanimità e con tanto di tessera in pergamena in tasca. L’arredamento fu generosamente procurato dal Comune e dagli amici meno poveri di noi.

La Barriera Cotogni/Vittorio Emanuele. Il manufatto di sinistra nella foto ospitò la sede del Cenacolo forlivese. Raccolta privata.

I componenti dell’artistico sodalizio si misero al lavoro con molto entusiasmo e con grande buona volontà – raccontano i coevi Casadei e Calletti – e sostenendo non pochi e gravi sacrifici finanziari poterono riattare i locali dando loro un aspetto elegante e fissando la inaugurazione il 25 novembre del 1920 alla presenza delle maggiori Autorità cittadine e con il concorso di numeroso pubblico intelligente. La manifestazione ebbe inizio alle ore 15:00.

Alcuni componenti del Cenacolo Forlivese. Al centro, con la sigaretta in bocca, Giovanni Marchini. Immagine tratta dal volume “Umberto Zimelli” pubblicato dal Comune di Forlì e dall’Associazione Melozzo.

Maceo Casadei decorò il vestibolo, Bernardino Boifava scolpì una lunetta di rappresentanza in bassorilievo, Umberto Zimelli realizzò un fregio decorativo, Francesco Olivucci produsse l’incisione xilografica per fregiare la tessera e la carta intestata. Luigi Galotti realizzò l’incisione zincografica destinata alla stampa di cartoline commemorative. Come racconta Il Pensiero Romagnolo, periodico repubblicano, la mostra dell’inaugurazione espose pezzi di Dino Bissi, Leonida Brunetti, Maceo Casadei, Luigi Galotti, Nino Muratori, Francesco Olivucci, Ferdinando Rosetti, Uberto Zimelli. C’è inoltre la testimonianza di uno stendardo in cuoio sormontato da una Caveja in ferro battuto del quale il Casadei non tralascia di sottolineare che: La pregevole opera artistica si deve alla signora Clara Violani Ghibertini per la lavorazione del cuoio e ai fratelli Pasini per la lavorazione del ferro battuto.

Nel 1922 i locali della barriera ospitarono la mostra del pittore Giovanni Marchini e l’anno successivo fu progettata un’esposizione d’arte umoristica. In quel 1923 – ci racconta Elio Santarelli su Terza Pagina – la Direzione del Cenacolo è risultata formata dal pittore Giovanni Marchini, Presidente, dal collega Gualtiero Cesare Albonetti, segretario, da Luigi Galotti e Cav. Giulio Vio, membri, e da Primo Fanti, cassiere economo. Furono inoltre organizzate, grazie alla spinta del presidente Giovanni Marchini, la Mostra intima, numerose esposizioni personali, la Mostra Primaverile, che raccolse le opere dei migliori artisti della provincia, ma anche concerti, spettacoli e audizioni. Il Cenacolo aprì anche una scuola di disegno ed una di nudo che però, per mancanza di fondi, nonostante l’impegno dei soci serrarono in fretta i battenti.

“Ritratto – siamo in quattro – beato chi li trova”. L’opera donata da Giacomo Balla “Al Cenacolo Artistico di Forlì”. Forlì, Pinacoteca Civica. Immagine tratta da: Istituto per i beni artistici culturali e naturali ER.

Ancora Ettore Casadei non manca di ricordare che il Cenacolo Artistico Forlivese annoverava un buon numero di soci onorari, fra cui: il Primo Ministro d’Italia Benito Mussolini, il fratello Comm. Arnaldo, direttore de “Il Popolo D’Italia”, il Senatore Corrado Ricci, il Senatore Giuseppe Bellini, l’Illustre pittore Adolfo De Carolis e tante altre personalità artistiche e letterarie. Giacomo Balla, grande esponente del Futurismo, donò al Cenacolo una sua opera: Ritratto – siamo in quattro – beato chi li trova. L’olio su tela fu poi ceduto gratuitamente da Marchini alla Pinacoteca pubblica di Forlì dove ancora è possibile ammirarlo.

E’ opinione comune che il Cenacolo Artistico Forlivese, simbolo dell’arte e della cultura del primo dopoguerra, finì la breve ma appassionante vita causa la demolizione della barriera Vittorio Emanuele (Cotogni) che ne era la casa. Le ricerche hanno però fatto emergere nuove testimonianze. Ettore Casadei, sulla guida di Forlì del settembre 1928, riferendosi all’istituzione culturale scrive: scioltasi in questi ultimi giorni, ma un documento d’archivio racconta che cinque anni dopo (1933) la vecchia barriera daziaria è ancora in piedi e ha i seguenti utilizzi: il fabbricato A è destinato ad uso sede del Gruppo Rionale Fascista, il fabbricato B è destinato ad uso negozio. Il Gruppo rionale fascista Fulcieri Paulucci De Calboli occupò proprio i locali che furono del Cenacolo. Quindi: o fu il Gruppo rionale del PNF a “sfrattare ” gli artisti forlivesi che in mancanza di sede e di finanze non ebbero la forza per continuare, o lo scioglimento del sodalizio è da attribuire ad altre cause. La prima soluzione appare la più plausibile poiché in quel momento storico le amministrazioni locali  non mancavano certo di assecondare le esigenze del partito fascista. Inoltre, alla fine del 1926, sulla pubblicazione della Provincia di Forlì Opere Fasciste a cura del segretario federale di Forlì Ivo Oliveti, si legge: Ogni Gruppo Rionale ha già risolto o sta risolvendo il problema della sede, con grande vantaggio per la propaganda e per l’azione.

Cartoncino firmato da Giovanni Marchini. Verso. Raccolta privata.
“Cenacolo Artistico Forlì”. Olivucci, Immagine xilografica.

Nonostante la chiusura del Cenacolo, Giovanni Marchini rimase il punto di riferimento degli artisti forlivesi. Una testimonianza è fornita da un cartoncino xilografato col quale il maestro ringrazia il podestà di Forlì a nome, appunto, di tutti gli artisti forlivesi, per la concessione dell’ingresso permanente gratuito alla mostra Melozzo. Con quell’artistico biglietto invia anche l’elenco delle persone da accreditare. I nomi sono: Signora Nardi, Bruno Mazzoni, Francesco Olivucci, Bernardino Boifava, Cav. Giulio Vio, Giovanni Marchini. Il cartoncino porta la data del 31.08.1938. La Mostra era quella dedicata a  Melozzo e al 400 Romagnolo che si svolse nel locali dell’odierna biblioteca Saffi in corso Della Repubblica.

Tra il 2016 e il 2017 un’interessante mostra dal titolo Il Cenacolo Artistico Forlivese è stata allestita presso la galleria d’arte Farneti di Forlì. Nell’occasione fu stilato un elenco di aderenti all’antico sodalizio: Giovanni Marchini, Augusto Antonio Dirani, Maceo Casadei, Pietro Angelini, Nino Muratori, Emilio Bissi, Leonida Brunetti, Fanti, Pio Rossi, Francesco Olivucci, Luigi Galotti, Carlo Stanghellini, Bernardino Boifava, Umberto Zimelli, Renato Baldani, Ferdinando Rosetti, Tommaso Nediani, Orazio Spighi, Livio Carloni (pseudonimo Luciano De Nardis). Un gruppo di artisti veramente invidiabile che caratterizzò indelebilmente l’arte forlivese del ‘900.

Recenti ricerche hanno dato modo di individuare un ulteriore “cenacolista”. E’ il poeta Nino Santi, morto non ancora ventenne.

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